Un gruppo di ricercatori della School of Engineering della Tufts University, Stati Uniti, ha sviluppato dei piccoli sensori da attaccare sui denti per monitorare ed analizzare in tempo reale ciò che si sta mangiando con un’app.
Di cosa si tratta?
Si tratta di sensori miniaturizzati, della grandezza di circa 2 × 2 mm, che possono essere montati direttamente su un dente. Il cibo entra in contatto con questo dispositivo che, una volta monitorato e analizzato i dati, li manderà in modalità wireless ad altri devices, come per esempio lo smartphone.
Questi sensori sono stati studiati per controllare i livelli nel sangue di:
- glucosio.
- alcol.
- sale.
Nel prossimo futuro, con i miglioramenti della tecnologia, questi sensori potranno permettere la rilevazione anche di una più vasta gamma di alimenti, nonché di sostanze chimiche o addirittura di stati fisiologici.
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La struttura
Il sensore è sostanzialmente composto da tre strati.
Uno centrale che è quello bioresponsivo: assorbe l’alimento o la sostanza chimica ed è il vero cuore del sensore.
I due strati esterni sono costituiti da due quadratini d’oro, che vanno a formare una struttura in grado di raccogliere e trasmettere onde nello spettro a radiofrequenza.
A seconda della sostanza che va a colpire il sensore centrale le sue novità elettriche si modificano, provocando la trasmissione di un aspetto diverso di onde a radiofrequenza.
I test
Per testare l’accuratezza del sensore, otto volontari lo hanno provato mentre svolgevano diverse attività, come per esempio tossire o masticare una gomma parlando.
Il computer collegato nel frattempo analizzava i dati e li trasmetteva agli ingegneri.
Successivamente, è stato chiesto ai volontari di ripetere le attività. In totale, il team ha raccolto 480 campioni di attività dai partecipanti.
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I ricercatori affermano che il sensore del dente è accurato al 93,8%, nel riconoscere l’attività orale quando utilizza un classificatore dipendente dalla persona. Il classificatore è un sistema che tiene conto di un profilo su misura per ogni persona. L’accuratezza, però, scende al 59,8% quando il sistema sensoriale utilizza un classificatore indipendente dalla persona.
I ricercatori osservano che ciò potrebbe essere dovuto a differenze nel modo in cui le persone svolgono attività orali. Questo accade perché gli individui masticano o parlano più o meno velocemente.
Gli esperti affermano che questo problema potrà essere risolto estendendo il set di allenamento, per includere diversi posizionamenti dei sensori e dei tipi di attività orale.
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