Novità da Proxima Centauri | Non sono alieni ma abbiamo imparato qualcosa

Gli scienziati, questa volta, avevano davvero pensato di essere entrati in contatto con un messaggio alieno. Un impulso inviato da un pianeta gravitante intorno alla stella Proxima Centauri, e invece…

Nel 2019, un segnale radio rilevato da un telescopio australiano aveva allertato e fatto discutere la comunità scientifica e mandato in estasi gli astronomi. L’impulso, captato durante l’osservazione della stella Proxima Centauri, aveva infatti fatto pensare a una comunicazione extraterrestre.

La natura del messaggio giunto da Proxima Centauri

Messaggi dalle stelle
Proxima Centauri (Pixabay) – curiosauro.it

Purtroppo però analisi più approfondite hanno infine rivelato che si trattava di un qualcosa che poco c’entrava con gli alieni. A generare il segnale era stata l’interferenza di un dispositivo terrestre. Ciononostante gli scienziati hanno potuto imparare molto dal falso allarme: in un certo senso, si sono allenati nella codifica degli impulsi stellari e hanno compreso meglio ciò che non potrebbe mai giungere a noi dalla profondità dello spazio.

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Il segnale radio, che sembrava provenire dalla stella più vicina al Sole, non aveva alcuna caratteristica aliena, questo il succo di due articoli pubblicati su Nature Astronomy, che hanno approfondito l’argomento.

In pratica, si trattava di un’interferenza radio prodotta da qualche tecnologia umana, probabilmente generata sulla superficie della Terra. Così ha spiegato Sofia Sheikh, astronoma dell’Università della California e coautrice di entrambi gli articoli.

Quale messaggio poteva arrivare da Proxima Centauri?

Centauri
Il sistema di Alfa Centauri (wikipedia) – curiosauro.it

Proxima Centauri è una stella nana rossa, intorno alla quale potrebbero gravitare pianeti simili alla Terra. Oltre a essere la stella più vicina al Sole, è anche un luogo dell’universo su cui la NASA è pronta a investigare. Una futura missione, nominata Space Interferometry Mission, e programmata per il 2065, dovrebbe individuare dei pianeti abitabili o con condizioni interessanti per la ricerca umana (nel mirino: Alfa Centauri). Ecco perché gli astronomi sembravano così fiduciosi sulla possibilità che il segnale giungesse davvero da quell’angolo dell’universo.

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L’analisi portata avanti dalla dottoressa Sofia Sheikh, articolata su una serie di test di falsificazione e riproduzione, ha messo in luce la natura “umana” del segnale. Dunque la comunicazione può essere rubricata come un’interferenza radio proveniente da un apparecchio elettronico non ancora identificato.

Per dimostrarlo, la scienziata ha cercato nell’intera gamma di frequenze del ricevitore Parkes dei segnali simili, che hanno dunque messo in chiaro la natura terrestre del fenomeno.

Cosa abbiamo imparato?

Tutte queste indagini hanno in un certo senso aiutato la scienza. Di certo, a sviluppare una metodologia di investigazione più articolata e affidabile. In più, siamo anche sul punto di introdurre programmi di riconoscimento automatico di messaggi incompatibili con le frequenze in uso sulla Terra.

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Anche se non abbiamo trovato alcuna testimonianza di vita intelligente extraterrestre, che ci manda messaggi, la scienza ha saputo alzare gli standard dei propri strumenti di ascolto e codifica di segnali spaziali.

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