Come bloccare i kit di manomissione delle e-bike

L’UE ha imposto dei ferrei limiti di potenza per le e-bike e tutti i mezzi a motore elettrico. Questo limite è pari ai 250 watt. In pratica, a un certo punto, raggiunta la velocità di venticinque chilometri all’ora, si interrompe l’assistenza alla pedalata. Esistono però moltissimi metodi per crakkare o hackerare questo limite.

Com’è noto, alcuni produttori di e-bike e soprattutto molti meccanici specializzati hanno inventato diversi metodi per aggirare i limiti di velocità e di potenza imposti dall’UE alle e-bike. Si va dalla manomissione del sensore magnetico alle modifiche sulle componenti elettroniche. Su internet si vendono anche dispositivi che bypassano o alterano il software originale della parte elettrica. Esistono dei veri e propri kit di manomissione.

Ma i più importanti produttori di e-bike e componenti dedicate vogliono contrastare questo andazzo e limitare una volta per tutte le manomissioni e gli sblocchi di potenza e velocità. Come?

Limiti di potenza e velocità per le e-bike (Pixabay) – curiosauro.it

E-bike: metodi per disincentivare le pratiche di manomissione e trasgressione dei limiti

Le leggi europee sono chiare: le e-bike non possono superare una potenza di 250 watt. In più, raggiunti i venticinque chilometri orari, la pedalata non può essere più assistita. Ciò non vuol dire che un’e-bike non possa andare più veloce: significa solo che il motore darà una spinta parziale, e poi spetterà alle gambe trovare la forza per accelerare. Di sicuro, al fine di contrastare le pratiche illegali che manomettono le e-bike per aggirare i blocchi, i produttori metteranno in atto metodi più decisi di controllo e limiti. L’imperativo è impedire che vengano hackerate altre bici elettriche.

Per far ciò occorrono contromosse più coraggiose e rigorose. Le e-bike vengono spesso usate su strade pubbliche o in aree pubbliche: se trasgrediscono la legge e vanno troppo veloci, possono causare incidenti anche gravi. Ecco perché più di sessanta aziende e quindici associazioni di settore si sono riunite sotto la sigla CONEBI (Confederation of European Bicycle Industry). La confederazione ha redatto una dichiarazione di intenti per prevenire le azioni di hacking dei sistemi di limite.

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Tra queste aziende ci sono nomi famosi di produttori di motori. Come per esempio Shimano, Bafang, Bosch e Brose. E ancora: Giant, Gazelle, Tern e Trek, Haibike, Riese & Müller, Specialized…

La risposta del CONEBI

Truccare il motore delle e-bike per trasformale in scooter è facile ma illegale (Pixabay) – curiosauro.it

I membri del CONEBI, si legge nella dichiarazione congiunta, si oppongono a qualsiasi tipo di manipolazione delle e-bike e dei sistemi di azionamento delle e-bike. La lotta esplicita è a quelle modifiche volte ad aumentare le prestazioni o la velocità massima supportata. Il punto è che la guida di e-bike manipolate su strade pubbliche può comportare incidenti, e quindi problemi pratici, tecnici e legali. “I kit di manomissione e altri tipi di manipolazione possono danneggiare il sistema di trasmissione e la bicicletta stessa”, ecco il monito della confederazione.

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I rider, poi, rischiano di perdere la loro garanzia e invalidare del tutto le loro richieste. In pratica, se si verifica un incidente con una e-bike manomessa, non solo la garanzia non vale più, ma il rider può anche subire conseguenze a livello penale.

Ora la confederazione si impegnerà nel rivedere gli standard anti manomissione. Un gruppo di esperti valuterà l’efficacia di questi sistemi. Intanto, il legislatore si sta già muovendo per rendere la manomissione di un e-bike un reato che potrebbe portare anche al carcere.

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