Le quattro età dell’impero romano secondo Floro

Publio Annio Floro è uno storico minore di epoca romana. Nacque in Africa intorno al 70 d.C., e morì a Roma nel 145 circa. La sua opera più conosciuta è l’Epitoma, o meglio l’Epitomae de Tito Livio bellorum omnium annorum DCC libri duo.

L’impero romano sotto Traiano (wikipedia) – curiosauro.it

Floro e le quattro età di Roma

L’Epitoma non è altro che un riassunto poetico di settecento anni di storia e guerre romane. Da Romolo fino all’imperatore Traiano. Non sappiamo se Floro diede proprio questo titolo alla sua opera. Può darsi che il riferimento a Tito Livio sia stato aggiunto dai copisti in epoca medievale per rendere l’opera più rilevante dal punto di vista storico. Ciò che ci interessa è il fatto che Floro divida in questa sua opera l’intera storia romana in quattro età, come quelle della vita umana…

Il criterio appartiere a una formula retorica già adottata da Seneca il Vecchio nelle sue Historiae. È un tipico artificio dialettico, che sarà poi ripreso anche dal filosofo Vico. Per Floro, insomma, la storia corrisponde a una vita. Sorge, cresce, decade e muore. In questo senso, il periodo monarchico corrisponde all’infanzia; l’età repubblicana fino alla conquista di tutta le penisola italica è l’adolescenza; la costruzione dell’impero e la pax augustea portano alla maturità; l’età imperiale fino ad Adriano rappresenta la vecchiaia. Poi, con un colpo a effetto, Floro dichiara che con Traiano l’Impero romano sia tornato alla giovinezza! Giustamente il poeta doveva farsi benvolere dal suo mecenate…

L’Epitoma

Il foro romano in età repubblicana (wikipedia) – curiosauro.it

“Se qualcuno dovesse contemplare il popolo romano come un singolo individuo e rivedere tutta la sua vita, come è nato, come è cresciuto, come è arrivato a quella che può essere chiamata la maturità della sua virilità e come in seguito, per così dire, abbia raggiunta la vecchiaia, troverà che è passato attraverso quattro fasi di progresso.”. Così inizia l’opera del poeta africano. Il primo periodo, quando Roma era sotto il dominio dei re, durato per quasi quattrocento anni, è caratterizzato dalla guerra contro i popoli vicini. “Questo periodo sarà la sua infanzia”, dice Floro.

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Il suo periodo successivo, che si estende dal consolato di Bruto e Collatino a quello di Appio Claudio e Quinto Fulvio, dura centocinquanta anni, e corrisponde agli anni della conquista dell’Italia, dei grandi eroismi e dello sforzo. “Può quindi essere chiamato la sua gioventù”.

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Il periodo successivo dura altri centocinquanta anni, fino alla morte di Augusto. “Questa è stata la virilità e, per così dire, la maturità robusta dell’impero”. Dal tempo di Tiberio fino ad Adriano passano altri duecento anni, che per Floro rappresentano la massima decadenza. Qui “il popolo romano, per così dire, è divenuto vecchio e ha perduto la sua potenza, salvo che sotto il dominio di Traiano di nuovo mosse le braccia e, contrariamente alle aspettative generali, ancora una volta ha rinnovato il suo vigore con i giovani”.

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