Sulle tracce di Romolo e Remo | Archeologia di una leggenda

Romolo e Remo sono davvero esistiti? Per tradizione, consideriamo questi personaggi come due figure leggendarie legate al mito d’origine di Roma. Eppure da molti anni sia la storia che l’archeologia sembrano propense ad ammettere che siano realmente esistiti…

Le origini di Roma (Pixabay) – curiosauro.it

Romolo: un re vero o solo una figura leggendaria?

Il problema dell’esistenza storica di Romolo è discusso da parecchi secoli. Tuttavia negli ultimi anni più di uno studioso ha ipotizzato che la figura di questo mitico re fondatore possa essere storicamente dimostrabile. È per per esempio ormai comprovata la presenza della gens Romilia tra le famiglie originarie di Roma. Disponiamo infatti di documenti storici (ne parla Tito Livio) e di iscrizioni che provano l’esistenza di un clan familiare composto dai discendenti di Romolo. Una glossa di Festo, per la precisione la numero 331 nell’epitome di Paolo Diacono, cita inconfutabilmente una tribù antichissima chiamata Romulia.

Pur volendo dar poco peso a questo collegamento tra la tribù e Romolo, è impossibile escludere che dietro la figura leggendaria del primo re potrebbe esprimersi la sintesi vari elementi reali di natura topografica, politica e religiosa. Insomma, dietro la figura di Romolo ci sono comunque dei fatti realmente accaduti. In questo senso anche il fratello gemello Remo potrebbe essere identificabile con un capo politico dell’antico centro di Remuria nei pressi della Roma quadrata (sull’Aventino).

Aspetti linguistici e culturali

Secondo alcuni linguisti i nomi di Roma e di Romolo sarebbero puramente simbolici. Entrambi sarebbero collegati al termine ruma, al quale la tradizione romana assegnava il significato di “mammella”. Il termine potrebbe rivelare un’origine etrusca. Quindi la parola Roma nascerebbe dal toponimo Ruma, e a essa sarebbe collegato il nomen di Romolo. Altri linguisti cercano invece di dimostrare che Roma fosse il nome preindoeuropeo del Tevere, poi trasferito alla città che bagnava.

Le nuove campagne archeologiche stanno invece confermando l’esistenza di un Romolo monarca. Fu egli il vero fondatore di Roma? Non lo sappiamo, ma secondo l’archeologo Andrea Carandini egli potrebbe essere stato con buona probabilità uno dei primi re. Ciò si evince sulla base di scavi condotti alle pendici del Palatino. Qui abbiamo trovato un’area corrispondente alla reggia di Romolo, non lontano dall’antico tracciato del pomerio, ossia il primo confine sacro segnato dal re.

Un muro, oggi conosciuto come muro di Romolo, è stato datato con certezza al secolo VIII a.C., in perfetta corrispondenza con la data della fondazione di Roma riportata dalle fonti. Ovvero il 21 aprile 753 a.C.

Il lapis niger

Romolo e Remo allattati dalla lupa: il simbolo di Roma (wikipedia) – curiosauro.it

Da molti anni si pensa che la scoperta del sito del lapis niger nel 1899 possa essere associata al sito della tomba di Romolo. In questa zona gli archeologi hanno trovato poco tempo fa un cenotafio ipogeo databile al VI secolo a.C. dedicato al culto di Romolo.

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Abbiamo anche un sarcofago della lunghezza di circa un metro e mezzo. È la sepoltura del fondatore di Roma? Ciò che è certo è che Roma è nata dall’aggregazione di alcuni villaggi latini che erano già entrati in contatto con la cultura greca. In più, abbiamo anche motivo di pensare che il primo re della città fu un latino di stirpe nobile ma rifiutato dagli altri popoli latini.

Il mito

La leggenda di Roma parte infatti da Troia. Dopo la distruzione della città, il prode eroe Enea fuggì con il padre Anchise e il figlio Ascanio e arrivò nel Lazio.

Qui, il figlio Ascanio si innamorò di Lavinia, figlia del re Latino. Ma quell’amore scatenò una guerra con Turno, cui Lavinia era stata promessa in sposa. Ascanio fondò poi due città: Lavinio e Alba Longa. Molti anni dopo su Alba Longa governava il discendente Numitore.

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Il povero Numitore venne spodestato dal fratello Amulio, che poi costrinse la nipote Rea Silvia a diventare una vestale affinché non partorisse un altro legittimo erede. Ma Rea Silvia ebbe comunque dei figli dal dio Marte. Gemelli. Romolo e Remo. Amulio, preoccupato, ordinò che i due bimbi fossero annegati. I sicari, impietositi, non li uccisero ma li lasciarono sulla riva del Tevere. E qui i due piccoli furono adottati e accuditi da una lupa.

Attirata dai vagiti dei due bambini, la lupa allattò i gemelli nella sua tana del monte Palatino, fino a quando i piccoli non furono trovati da un pastore. Da adulti, i gemelli uccisero Amulio e riconsegnarono il potere d’Alba Longa al nonno Numitore. Su ordine del re fondarono una città nei pressi della riva destra del Tevere, nel luogo in cui erano stati allattati dalla lupa, che potrebbe essere in realtà una prostituta, perché così in passato venivano chiamate le peripatetiche.

 

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