Il vinile visto al microscopio… assomiglia a un mondo incantato

Gli amanti del vinile trattano i dischi come dei tesori. I formati del 33 e del 45 giri sono ormai dei veri e propri simboli: oggetti fondamentali per la cultura umana e la storia recente. Il termine vinile ormai è una sineddoche: non indica più solo un materiale ma il disco stesso. E da qualche anno questi dischi sono diventati dei veri e propri feticci per milioni di appassionati, oggetti del desiderio per tantissimi collezionisti. Il vinile è un materiale incredibile, che ha superato alla grande la prova del tempo. Ma lo avete mai visto al microscopio?

I solchi del vinile visti… da molto vicino (captured) – curiosauro.it

Un vinile al microscopio

L’amante del vinile ne accarezza la circonferenza scanalata, ne percorre con la dita le tracce in microsolchi, ne spolvera la superficie. Conserva il disco in custodie plastificate, e quando lo suona sta sempre attento a usare puntine adeguate, che non lo graffino. Molti dj e amanti della musica hanno un rapporto quasi fisico con il vinile. Vorrebbero entrarci dentro… E forse da questo tipo di sentimento è partito anche Chris Supranowitz dell’Istituto di Ottica dell’Università di Rochester. Il primo uomo a osservare un vinile al microscopio per comprenderne la vera forma, l’essenza, la bellezza interna.

Supranowitz ha ottenuto alcune foto meravigliose, che assomigliano a panorami lunari o a scenari fantastici. Gli avvallamenti e i rilievi dei solchi assomigliano a dune o a catene montuose. Le fotografie rivelano grande nitidezza. Ed è ironico che questo supporto musicale analogico, che resiste al dominio del digitale, sia stato celebrato proprio attraverso un sensibilissimo microscopio elettronico…

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E non è finita qui. Qualche anno fa, sul canale YouTube Applied Science qualcuno ha caricato un video di un’altra indagine al microscopio elettronico di un vinile. Le immagini, questa volta in movimento, assumono un carattere ipnotico.

La storia del disco vinilico

Come sono fatti i vinili (captured) – curiosauro.it

Possiamo definire il disco in vinile come un supporto per la memorizzazione e la riproduzione analogica di segnali sonori. Suona ormai dal 1948, quando fu introdotto dalla Columbia Records per dismettere il 78 giri in gommalacca. Rispetto ai vecchi 78 giri, i vinili presentano un solco di spessore minore e di più contenuta profondità: ecco perché viene detto disco a microsolchi. L’altra differenza è che ruotano a velocità più bassa, consentendo una maggiore durata di registrazione e riuscendo a raggiungere e a volte a superare nei 33 giri i trenta minuti a facciata.

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Fino agli anni Settanta il vinile è stato il supporto principe per la riproduzione audio di materiale pre-registrato. Poi sono arrivate le cassette e negli anni ’80 i cd, che hanno via via sostituito i dischi in vinile. Ma già negli anni ’00, i vinili sono tornati nei negozi di musica. I collezionisti, infatti, hanno continuato a comprare soltanto vinili. E oggi la musica “fisica” passa soprattutto per il mercato del vinile.

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