Immagine di Cristo o cosa? La vera storia dietro la Sindone conservata a Torino

La Sacra Sindone conservata a Torino cela dietro di sé una storia importante. Ecco di cosa si tratta e quali sono le teorie

La Sindone è un lenzuolo di lino, conservato nel Duomo di Torino, sul quale è nettamente visibile l’immagine di un uomo. Questo porta i segni di maltrattamenti e torture, compatibili con quelli di un condannato alla crocefissione e, di conseguenza, compatibili con quelli descritti nella Passione di Gesù.

Sindone
Sacra Sindone: la sua storia (curiosauro.it)

Moltissime persone, infatti, identificano l’uomo impresso sul lenzuolo proprio con Gesù e sostengono la teoria secondo la quale quel lenzuolo sia quello che ha avvolto il corpo del Signore nel suo sepolcro, prima della resurrezione. Ecco qual è la storia di questa famosissima reliquia, che annualmente porta a Torino migliaia di visitatori.

La Sacra Sindone: di chi è il corpo impresso?

Le prime testimonianze storiche della sindone sono da attestare intorno al 1353: il cavaliere Goffredo di Charny dona alla collegiata della Chiesa un lenzuolo che dice essere la Sindone che avvolgeva il corpo di Gesù. La Sindone, quindi, arriva ai duchi di Savoia nel 1453, i quali la conservano nella loro capitale Chambéry. Dopo l’elezione di Torino a capitale del ducato dei Savoia, la Sindone arriva poi nel capoluogo piemontese: siamo nel 1578.

Il più importante esame scientifico compiuto sul telo è quello del carbonio 14, effettuato nel 1988. In questa occasione, i laboratori di Tucson, Oxford e Zurigo hanno analizzato un campione di tessuto, datandolo tra il 1260 e il 1390. Nel 1973, invece, alcuni membri di una commissione scientifica studiarono le tracce ematiche, mentre nel 1978 il Cardinale Ballestrero consentì allo STURP (Shoruld of Turin Research Project) di analizzare la sindone: secondo questi studiosi, la Sindone altro non è che un dipinto.

L’esame effettuato dall’anatomopatologo Baima Bollone, poi, conferma che l’immagine corrisponde a quella di un corpo crocifisso irrigidito dal rigor mortis. Secondo il chimico Garlaschelli, invece, la posizione del corpo non è in linea con ciò che avviene in un cadavere: a suo dire, infatti, le mani sono sovrapposte sul pube ma questo non è possibile in un corpo senza vita. Per quanto riguarda i segni di flagello, poi, si nota che in nessuno dei 120 segni che gli autenticisti fan corrispondere alle flagellate ci sono dei segni di sangue, come invece ci si aspetterebbe.

Gli stessi dubbi riguardano poi la corona di spine che, secondo gli studiosi, non avrebbe potuto dare questi segni di sangue così tondeggianti e puntiformi. Il sangue, colando, avrebbe infatti impastato i capelli, dando vita a macchie più indistinte. Insomma se, da un lato, moltissimi fedeli in tutto il mondo continuano a credere che ciò che si vede impresso sul lenzuolo di lino sia effettivamente il corpo di Gesù, dall’altro gli studi scientifici sembrano dire tutt’altro.

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