Il latte danneggia l’ambiente: quale scegliere per salvare il Mondo

Fondamento della crescita, il latte è uno degli alimenti più importanti, soprattutto per i bambini. Il suo impatto, però, è drastico: ecco quale scegliere

Dalla nascita fino ai sei mesi, l’unico alimento che lo stomaco del neonato è in grado di digerire, nonché l’unico di cui ha bisogno, è il latte. Che provenga dal seno della mamma o che sia in formule artificiali, il latte contiene tutti i nutrienti di cui ha bisogno per crescere e la sua presenza è insostituibile, tanto negli umani quanto negli animali mammiferi.

Latte: quale bere per ridurre l'impatto ambientale
Latte (www.curiosauro.it)

Dai sei mesi in poi, i neonati iniziano ad introdurre anche il cibo solido, andando quindi a ridurre la quantità di latte di cui hanno strettamente bisogno: sta quindi ai genitori, secondo le proprie volontà e le preferenze del figlio, decidere se continuare a fare del latte un alimento base e quotidiano, come molto spesso accade.

Fresco e nutriente, in Italia è sicuramente uno tra gli alimenti più acquistati e consumati quotidianamente, soprattutto a colazione. In alcuni casi, però, il suo impatto ambientale è decisamente importante: ecco quale è meglio scegliere, per provare a salvare il nostro pianeta.

Latte animale o vegetale: l’impatto ambientale

Il latte animale, proveniente quindi in buona parte dalla mungitura delle vacche, ha forti conseguenze sull’equilibrio ambientale. Produrne un bicchiere da 250 ml al giorno, infatti, richiede 650 metri quadrati di terreno, l’equivalente di due campi da tennis. Al contrario, invece, i cosiddetti “latti vegetali”, hanno un impatto decisamente minore: il latte di mandorla richiede 74 litri di acqua per essere prodotto, quello di riso solo 54 e, in generale, consumano molte meno risorse.

Latte: quale bere per ridurre l'impatto ambientale
Latte

Altro dato molto importante, infatti, è la quantità di acqua richiesta per produrre un bicchiere di latte. Se per quello di riso ne servono 54, per quello di soia o di avena ne serve ancora meno: si parla di meno di 10 litri. Il latte vaccino, invece, richiede per un bicchiere prodotto il consumo di ben 120 litri d’acqua, che vanno investiti nella sua produzione e nell’alimentazione delle mucche.

Ultimo ma non meno importante è poi il valore che indica l’emissione di gas serra. Nell’industria del latte vaccino, questo valore supera, duplica e triplica quello delle altre produzioni, riferite alle bevande vegetali: per un litro di latte di mucca, infatti, vengono prodotti più di 3 kg di anidride carbonica, mentre con il latte di mandorla, che è il più “economico” da questo punto di vista, il valore scende a meno di 1 kg.

In generale, quindi, sebbene non abbiano lo stesso gusto, scegliere latti di origine vegetale dà sicuramente una forte mano al pianeta, che sta vivendo anni molto difficili. Il surriscaldamento globale è infatti sotto agli occhi di tutti e mai come adesso è necessario invertire la rotta: per farlo, però, non servono grandi gesti, basta partire dal quotidiano.

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