Siamo sicuri che è legale? Lo abbiamo fatto tutti con i nostri figli

Chi di noi non l’ha mai fatto con i propri figli alzi la mano. Di sicuro è successo, per curiosità o per necessità, però possiamo stare tranquilli perché lo potevamo fare: è una cosa legale.

È una cosa con cui molti di noi genitori abbiamo avuto a che fare, un aspetto della vita odierna con cui dobbiamo fare i conti. Sia per una questione di tutela sia per capire con chi si interfacciano i nostri figli.

Lo stabilisce la legge – (pixabay) – curiosauro.it

Stiamo parlando di WhatsApp e dell’utilizzo che ne viene fatto. I ragazzi, infatti, spesso non si rendono conto dello strumento che hanno in mano, per questo i genitori hanno la tendenza a controllare i loro telefoni. Ma sarà legale farlo? La legge afferma di sì! Gli smartphone di ultima generazione proteggono conversazioni e telefonate, ma possono essere strumenti pericolosi se usati male, quindi i genitori hanno il dovere di controllare il telefono dei loro figli. La legge, infatti, prevede che i messaggi dei minorenni possano essere controllati dai genitori, in particolar modo le conversazioni su WhatsApp. Il concetto di privacy rimarrebbe lo stesso, perché sia secondo il tribunale italiano che per quello europeo, è responsabilità dei genitori se un minore si mette in una situazione di pericolo attraverso il web.

Un controllo legale

La cosa importante è che i genitori lo sappiamo fare questo controllo, per questo sono i primi che devono imparare il funzionamento delle nuove tecnologie. Inoltre, a sostegno proprio del nuovo regolamento di Unione Europea in merito alla privacy del 2018, WhatsApp è stato reso vietato ai minori di 16 anni.

Whatsapp vietato ai minori – (pixabay) – curiosauro.it

Nel corso degli anni, con l’aumentare dell’utilizzo dei social e dei telefoni che possono navigare in rete, è diventato necessario creare leggi per la tutela dei minori online. Anche la Cassazione, dal 2006, ha affermato il principio secondo cui i minori necessitano di una particolare tutela in rete. La sentenza del tribunale di Teramo del 16 gennaio 2012 afferma che:

Il dovere di vigilanza dei genitori deve sostanziarsi in una limitazione sia quantitativa che qualitativa di quell’accesso, al fine di evitare che il potente mezzo, fortemente relazionale e divulgativo, possa essere utilizzato in modo non adeguato da parte dei minori”.

Una sentenza confermata anche nel 2020 dal tribunale di Parma, che sostanzialmente obbliga i genitori a controllare i figli minori nel loro utilizzo di Internet. Questo vuol dire anche che per un genitore o un tutore è possibile controllare app di messaggistica come WhatsApp se usato da minorenni.

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