Autostima | Perché non tutti riescono ad apprezzarsi allo stesso modo

Chiamiamo autostima il rispetto e la condiscendenza che ogni soggetto prova nei confronti di sé stesso. Ma ci sono persone che si valutano positivamente in base alle proprie capacità e all’autoconsapevolezza e altre che hanno bisogno di continui riscontri esterni o di risultati reali che certifichino successi e insuccessi.

Lo psicologo Abraham Harold Maslow creò negli anni ’40 un sistema di classificazione inteso a riflettere i bisogni universali della società umana. E poi indrodusse anche una piramide grafica per differenziare i vari tipi di autostima.

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Che cos’è l’autostima? È credere in sé stessi, ma non solo… (Pxhere) – www.curiosauro.it

Quanti tipi di autostima esistono?

Maslow parlò di due tipi principali di autostima. La prima, quella “inferiore“, è un’autostima fittizzia, legata soprattutto al bisogno di essere ben visti e rispettati da parte degli altri. In questa categoria entrano a far parte quei soggetti che si valutano positivamente solo quando raggiungono un determinato status, quando ottengono un riconoscimento pubblico oppure attentione da terzi, fama o prestigio. L’autostima “superiore” è il bisogno di rispetto di sé e si esplica attraverso la ricerca di forza, la soddisfazione morale, il raggiungimento di competenze, indipendenza, padronanza e libertà.

Secondo lo psicologo ogni tipo di autostima deve per forza venire dalle esperienze quotidiane. Ovvero da quei confronti esistenziali e pratici che forniscono un’opportunità di apprendimento e che ci permettono di scoprire chi siamo davvero. Tale idea è mutuata dalla filosofia di Hegel e in particolare dal momento dell’autocoscienza, in cui l’io si confronta con il non-io (il mondo) per scoprirsi spirito.

Potremmo anche dire che l’autostima nasce dalla stima (ovvero dal giudizio degli altri) e dalla coscienza di sé che ogni individuo scopre attraverso l’esistenza, ossia confrontandosi con esperienze positive e negative e facendo introspezione.

Alta, bassa e media

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Tre forme di autovalutazione psicologica e morale (Pxhere) – www.curiosauro.it

Avere un’alta autostima significa essere consapevoli dei propri mezzi, pronti ad affrontare con convinzione le opportunità e le difficoltà della vita. Ma può anche voler dire essere presuntuosi, poco critici nei confronti di sé stessi o troppo indulgenti verso i propri difetti.

Chi gode di bassa autostima tende invece a sminuirsi, a essere ipercritico e insicuro. Ma tale insurezza non si caratterizza per forza di cose come un limite invalidante: può essere un indizio di elevata sensibilità e intelligenza. Molti studi psicologici hanno dimostrato che le persone molto sicure di loro stesse sono spesso meno intelligenti delle persone insicure.

La virtù, come al solito, sta nel mezzo. L’autostima non deve essere troppo alta né eccessivamente bassa. Dopotutto questa condizione psicologica, anche se strettamente collegata al nostro carattere, è un indice variabile e mutevole. Si alza e si abbassa nel tempo. E cosi deve essere. Quando è fissa, non è mai un buon segno.

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