La telecamera che cambierà il mondo: l’universo si regge cosi

Grazie a un’immagine super nitida offerta da MIRI, secondo molti interpreti si apriranno nuove e inaspettate possibilità per la ricerca spaziale. Come sappiamo, il James Webb Space Telescope della NASA ha allineato tutti e quattro i suoi strumenti scientifici, e ora può scattare le sue prime foto.

Il Lil Mid-Infrared Instrument, o MIRI, è uno strumento fotografico a bordo del James Webb. E finalmente abbiamo a disposizione una sua prima immagine. Si tratta di un test che inquadra la Grande Nube di Magellano.

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L’immagine super nitida catturata da MIRI 

L’immagine del test MIRI (a 7,7 micron) mostra parte della Grande Nube di Magellano. Abbiamo a che fare con una piccola galassia satellite della Via Lattea, dove però si concentrano tantissime stelle, utili a testare le prestazioni fotografiche e analitiche del telescopio Webb. Gli specialisti hanno subito messo a confronto l’immagine scattata da MIRI con un’immagine passata della stessa Grande Nube scattata con la telecamera ad array di infrarossi del telescopio spaziale Spitzer della NASA (a 8,0 micron).

Il telescopio Spitzer (ormai in pensione) è stato uno degli strumenti più utili e attivi usati dalla NASA per studiare l’Universo con immagini ad alta risoluzione. Il telescopio Webb, però, ha a disposizione un specchio primario molto più grande e possiede rivelatori più sofisticati. Ciò ci consentirà di vedere il cielo a infrarossi con maggiore chiarezza. E secondo gli astrofisici la visione più nitida dell’Universo ci permetterà di fare ancora più scoperte.

Uno zoom più nitido e preciso

Il telescopio spaziale James Webb è finalmente attivo e in funzione. Il grande e nuovo telescopio spaziale, lanciato lo scorso 25 dicembre 2021, è dunque pronto per darsi da fare. Ora tocca solo testare i suoi vari strumenti scientifici (Pixabay) – www.curiosauro.it

Se confrontiamo l’immagine di MIRI con quella scattata dalla telecamera ad array di infrarossi del telescopio spaziale Spitzer della NASA, ci accorgiamo subito della differenza. MIRI riesce infatti a rivelare dettagli che prima ci apparivano oscuri. Per esempio alcune stelle più piccole e gli ammassi di gas interstellare.

Proprio questo gas ha attirato subito l’attenzione dei ricercatori. Si tratta di un’emissione di idrocarburi policiclici aromatici? Probabilmente sì. Sono cioè molecole di carbonio e idrogeno che svolgono un ruolo importante nell’equilibrio termico e chimico del gas interstellare. Quando Webb sarà pronto per cominciare sul serio le sue osservazioni scientifiche, andremo più a fondo nella questione. E di sicuro MIRI aiuterà tantissimo gli astronomi. L’obiettivo rivelato è chiaro: ricercare nuove informazioni sulla nascita delle stelle e dei sistemi protoplanetari.

Quindi grazie al telescopio Webb (e alla foto super nitida di MIRI) possiamo contare su una chiarezza e una definizione senza precedenti. La conferma è arrivata con l’immagine delle stelle e dei gas della Grande Nube di Magellano. Il futuro è sempre più vicino.

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