Acido perfluoroottanoico | Il veleno nascosto nei tessuti e nelle pentole

Acido perfluoroottanoico: che cos’è? Noto anche come PFOA o C8, quest’acido carbossilico perfluorinato viene prodotto e utilizzato in tutto il mondo come tensioattivo industriale, cioè per abbassare la tensione superficiale di un liquido, agevolando la bagnabilità delle superfici, l’idrofobicità, la miscibilità e l’oleorepellenza.

Ecco perché dagli anni ’40 il temibile acido perfluoroottanoico è onnipresente in molti processi chimici e come alimentatore. In pratica, il PFOA è da decenni utilizzato in diverse applicazioni industriali.

Lo troviamo nei capi d’abbigliamento, nelle moquette, nella tappezzeria, nella cera per pavimenti. Ma non solo… lo si trova anche nel teflon, nella schiuma antincendio e in vari prodotti sigillanti.

Il materiale contenuto in tessuti e vecchie pentole antiaderenti (wikipedia) – curiosauro.it

Acido perfluoroottanoico: come nasce e perché è pericoloso

In termini scientifici, il PFOA funge da tensioattivo nella polimerizzazione in emulsione di fluoropolimeri e come elemento costitutivo per la sintesi di composti, polimeri e materiali polimerici perfluoroalchil-sostituiti. Essendo un prodotto di sintesi, l’acido perfluoroottanoico, non è presente in natura. I chimici lo realizzano associando una lunga catena di otto atomi di carbonio, dove gli atomi di idrogeno sono però sostituiti con il fluoro.

Piccolo particolare: quasi tutti i prodotti che contengono questo acido rivelano sostanze che non si degradano nell’ambiente e si accumulano nei tessuti. Ecco perché queste sostanze sono state trovate in quantità elevate nei corsi d’acqua nei pressi delle strutture industriali che si occupano della produzione di vestiti, tappeti, pentole o siliconi.

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Perché lo usiamo? Perché ancora oggi è uno dei materiali sintetici migliori per conferire alle superfici proprietà di idrofobicità e oleorepellenza. All’inizio, lo si usava solo in ambito militare. Poi qualche società ha iniziato a sperimentarne l’uso per impermeabilizzante le padelle e le pentole antiaderenti. Quindi ha avuto una grande diffusione nell’industria dei tessuti, di imballaggi alimentari o ancora come schiuma negli estintori.

Pessimi effetti sulla salute

La potenziale pericolosità di solventi, tegami antiaderenti e schiume è legata alla presenza dell’acido perfluoroottanoico (PFOA), utilizzato in alcuni processi di preparazione del prodotto finale (wikipedia) – curiosauro.it

Questo materiale non è soltanto estremamente inquinante ma è anche molto dannoso per la salute umana. Un recente studio dell’EPA (l’agenzia per la protezione ambientale statunitense) ha evidenziato delle possibili correlazioni tra PFOA e cancro. Pare che quest’acido sia connesso anche alla comparsa di malattie della tiroide, colesterolo alto e colite ulcerosa.

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Nel 2016 l’IARC, ovvero l’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, ha classificato l’acido perfluoroottanoico nel gruppo 2B come sostanza potenzialmente cancerogena. L’agenzia ha condotto alcuni test su animali o esseri umani esposti a PFOA, dimostrando un considerevole aumento nell’insorgenza di diverse tipologie di tumori. A cosa dobbiamo stare attenti? Innanzitutto al politetrafluoroetilene, meglio conosciuto con il nome di teflon, ovvero al rivestimento delle pentole antiaderenti. I rischi aumentano quando usiamo male queste pentole, riscaldandole troppo, danneggiandole con utensili abrasivi o appuntiti. Quindi, cucinare con pentole o padelle con rivestimento antiaderente può causare il cancro? La risposta per fortuna è no. Le nuove pentole antiaderenti non sono mai pericolose per la salute se utilizzate in modo appropriato.

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