Ecco come nasce un ricordo profondo | I neuroni della somatostatina

Per scienza neurologica la meccanica della formazione dei ricordi è sempre stata abbastanza nebulosa. Qualche anno fa, però, alcuni scienziati sono riusciti a comprendere come certi ricordi resistenti riescano a entrare nella memoria. Il particolare meccanismo dovrebbe coinvolgere neuroni speciali che eliminano i “rumori di fondo” nel cervello. Possiamo dunque spiegare come nasce un ricordo profondo?

Questa scoperta, se confermata, potrebbe essere utile per la cura di alcune malattie neurodegenerative. Tutto sta nell’isolare e comprendere il processo che trasforma un ricordo evanescente in una traccia indelebile. Secondo lo studio il meccanismo è collegato all’azione di due circuiti cerebrali.

Il primo circuito rivela una funzione di stimolazione. L’altro, invece, ha funzioni inibitorie. Proprio su questo secondo circuito hanno svolto degli studi dei neuroscienziati canadesi della McGill University

I ricordi. Come si formano nel cervello? (Pixabay) – curiosauro.it

La meccanica del ricordo profondo

Come si trasformano i ricordi a breve termine in ricordi a lungo termine? Scientificamente, è noto ormai da decenni che questo processo, chiamato consolidamento della memoria, richiede la sintesi di nuove proteine ​​da parte delle cellule cerebrali. Ma fino a un paio di anni fa, non si sapeva quali sottotipi di neuroni fossero coinvolti nel processo. Come dicevamo, a questa dinamica che trasforma un ricordo evanescente in una traccia che si conserva a lungo nel tempo (anni o decenni) contribuiscono due circuiti cerebrali: neuroni eccitatori dell’ippocampo e neuroni inibitori della somatostatina.

Ebbene, già da tempo le neuroscienze avevano compreso il ruolo fondamentale dei neuroni eccitatori nella creazione del ricordo vero e proprio. Sui neuroni inibitori, invece, si sapeva poco, tranne che si occupano di bloccare il rumore di fondo nel cervello: quietano le distrazioni, le tracce meno pertinenti. E proprio questo è il punto: senza questa “pulizia“, sarebbe impossibile per il cervello creare un ricordo profondo. E non potremmo neanche consolidare con efficacia le informazioni più importanti.

Entrambe queste funzioni sono fondamentali. E infatti, manipolando selettivamente l’uno o l’altro circuito è possibile intervenire sulla memoria episodica a lungo termine. Ecco, l’esperimento condotto dagli scienziati canadesi. Di base, per consolidare un ricordo profondo nella memoria bisogna che le cellule cerebrali sintetizzino delle nuove proteine specifiche. La neuroscienza aveva identificato le proteine, ma non le cellule neuronali che le producevano.

La ricerca sui topi transgenici

La memoria a lungo termine (MLT), o Long-Term Memory (Pixabay) – curiosauro.it

L’esperimento condotto su topi transgenici ha dimostrato quali erano queste cellule. In breve, i ricercatori hanno modificato il cervello dei topi, concentrandosi su due classi di neuroni, bloccando di fatto una via di trasmissione degli impulsi. Questa via, chiamata eIF2a, regola la sintesi di proteine nei neuroni ed è coinvolta nel neurosviluppo, e quindi in alcune malattie neurodegenerative.

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Stimolando questa modalità di sintesi proteica nei neuroni eccitatori dell’ippocampo, ossia nella struttura cerebrale cruciale per l’apprendimento e la memoria, i ricercatori hanno ottenuto un potenziamento nella formazione dei ricordi. Non solo: hanno anche assistito alla modifica delle sinapsi, ossia degli snodi di comunicazione tra i neuroni. Questo processo, però, era già noto alla scienza. Allora i ricercatori hanno sperimentato una nuova procedura, stimolando la sintesi proteica in una classe di neuroni che possono avere comportamenti inibitori: i neuroni della somatostatina. In questo caso, il rafforzamento del ricordo avveniva grazie alla regolazione della plasticità neuronale, cioè la capacità del cervello di regolare l’intensità delle connessioni tra neuroni, e quindi di eliminare alcuni impulsi poco utili e crearne di nuovi.

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Da questi studi potremmo sviluppare nuove terapie mirate sui ricordi duraturi. Cosa significa? Che potremmo in futuro aiutare le persone che soffrono di deficit di memoria a lungo termine. Malati di Alzheimer o di disturbi dello spettro autistico. Sarebbe davvero una gran cosa!

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