I giochi più diffusi nel Medioevo: dai tornei alla trottola

Siamo abituati a immaginare il Medioevo a come un lungo periodo di precarietà, oscurantismo e malinconia. Ci figuriamo i poveri medievali sempre a lavoro, in chiesa o alla prese con pestilenze e guerre. Non era così. Il Medioevo fu anche un’epoca gioiosa e giocosa. La società, in tutti i suoi strati, era animata da feste, spettacoli ed eventi ludici. Ma quali erano i giochi più diffusi nel Medioevo?

Gli scacchi: il gioco da tavolo preferito dai medievali (wikipedia) – curiosauro.it

I giochi preferiti nel Medioevo

I nobili medievali se la passavano bene e amavano la vita. Su questo nessuno ha troppi dubbi. Partecipavano a tornei, andavano a caccia, praticavano la musica e la poesia. Passavano intere giornate a svagarsi nella natura o nei loro palazzi. Quando non avevano voglia di giostre e battute di caccia, giocavano a scacchi: il gioco che riproponeva l’emozione della guerra.

Anche i miserabili e i più umili si concedevano almeno un’ora al giorno di svago e spensieratezza. La componente ludica era un fattore importante nella società medievale, ed erano gli stessi signori a garantire al popolo occasioni di gioco. Si organizzavano feste, tornei, giochi di gruppo, balli. Durante le festività e le domeniche, dove vigeva il divieto di lavorare, si organizzavano tornei per nobili e cavalieri e battaglie con armi finte o pietre per il popolo. Si giocava alla pallacorda o al calcio (il famoso calcio storico fiorentino). Vi erano poi luoghi deputati ai giochi di società, agli scacchi, ai dadi.

Il torneo dei cavalieri

Un torneo in piazza (wikipedia) – curiosauro.it

Giostre e tornei erano le attrazioni preferite. Il popolo correva intorno all’arenile dove si organizzavano gli scontri fra nobili, come oggi corriamo allo stadio per la partita. E di solito, accanto al torneo ufficiale nascevano scontri simulati o reali fra la plebe. Queste giostre erano nate come occasioni di allenamento, ma poi si erano trasformate in tornei: erano importanti attività d’intrattenimento in tutta Europa. Dei veri e propri spettacoli, con campioni amati dalla folla, scommesse e critiche.

Anche se i duelli erano organizzati secondo ferree regole comportamentali, e le lance erano spuntate e le spade non affilate, molto spesso ci scappava il morto. Per questo i tornei non piacevano molto alla Chiesa, che in più riprese condannò questa pratica.

I giochi da tavola e per bambini

Gli scacchi erano amatissimi. Non solo erano interpretati come un gioco di guerra, ma riflettevano anche la tripartizione della società medievale. I pedoni erano i membri del popolo. I cavalli e torri erano i cavalieri e i soldati. E re e regina rappresentavano i nobili. La scacchiera, insomma, era un’immagine allegorica della città e della società.

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I poveri giocavano ai dadi. In Italia era diffusa la zara. In pratica, era un gioco di scommesse. Prima di tirare i tre dadi ogni giocatore dichiarava il risultato che avrebbe ottenuto. Ovviamente, vinceva chi, dopo il lancio, conseguiva il punteggio dichiarato o quello più vicino. I punteggi che potevano essere dichiarati variavano da 5 a 16. Chi arrivava a una somma pari a 3, 4, 17 e 18 otteneva un punteggio uguale a zero.

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I più piccoli giocavano con bambole, palle, frombole, trottole, trampoli e statuette in terracotta chiamate balocchi. Passavano perlopiù il tempo all’aria aperta e giocavano in gruppo. Il gioco solitario era considerato una manifestazione di malinconia, che al tempo valeva come un peccato capitale.

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