Nellie Bly, la prima giornalista d’inchiesta della storia

Chi era Nellie Bly? Quest’eroina civile americana, nata ad Apollo nel 1864, è stata la prima donna che si è dedicata al giornalismo investigativo. Potremmo definirla la vera e propria inventrice del genere oggi conosciuto come giornalismo sotto copertura. Ma il suo nome è legato a tante altre storie pazzesche. Fu protagonista, per esempio, di un giro del mondo da record.

Nellie Bly, prima giornalista d’inchiesta e prima donna inviata sui fronti di guerra (wikipedia) – curiosauro.it

Le avventure e le battaglie di Nellie Bly

Nellie Bly è lo pseudonimo con cui si firmava Elizabeth Jane Cochran. Una ragazza di provincia, nata nella seconda metà dell’Ottocento in una famiglia molto numerosa: il giudice Cochran, suo padre, aveva quindici figli. Ed Elizabeth era la tredicesima. La morte prematura dell’amato padre avvenne quando Elizabeth aveva solo sei anni. Da lì in poi la famiglia attraversò un periodo burrascoso dovuto a una difficile condizione finanziaria della famiglia e al nuovo marito della madre, che era un alcolizzato e un violento. Pare che la stessa Elizabeth, ancora adolescente, testimoniò contro quest’uomo durante il processo di divorzio intentato dalla madre. Per far fronte alle difficoltà economiche della famiglia, Elizabeth si trasferì a Pittsburgh dove cercò di diventare insegnante. Dopo aver letto un articolo dal titolo What Girls Are Good For (cioè: a cosa servono le ragazze) decise di scrivere una risposta al direttore del Pittsburgh Dispatch firmandosi come Lonely Orphan Girl. Quella risposta colpì il direttore che la assunse.

In poco tempo Elizabeth divenne un membro fisso della redazione del giornale. Fu il direttore a inventare lo pseudonimo con cui la ragazza avrebbe firmato i suoi articoli: Nellie Bly. Pare che si sia ispirato al titolo di una famosa canzone di Stephen Foster.

Femminista e grande giornalista

Nel 1998 Nellie è stata inserita nel National Women’s Hall of Fame – curiosauro.it

Da subito, Nellie si dimostrò una giornalista talentuosa e coraggiosa. S’interessava soprattutto delle condizioni delle lavoratrici nelle fabbriche e alla questione femminile in generale. Nel 1884 fu una delle poche giornaliste che intervistò Belva Ann Lockwood, la prima donna candidata alle elezioni presidenziali negli Stati Uniti d’America. Le sue inchieste sul mondo del lavoro davano fastidio a politici e industriali. Così, Nellie subì molte pressioni e fu quasi costretta a trasferirsi in Messico, dove lavorò come corrispondente. Anche qui si occupò di discriminazioni e di disparità sociali. I suoi articoli furono osteggiati dal Governo messicano e in breve tempo la ragazza fu rimpatriata.

“Non ho mai scritto una parola che non venisse dal mio cuore. Non lo farò mai”, così diceva Nellie. Una giornalista che ha cambiato il mondo della cultura e che si è impegnata tutta la vita nella sua battaglia per le pari opportunità. Scomparsa il 27 gennaio del 1922, la Bly è oggi un esempio per molte donne. Sono passati cento anni dalla sua morte, ma i suoi articoli sono ancora attuali.

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Con le sue inchieste la giornalista denunciò le condizioni di lavoro vergognose che le donne e le minoranze etniche erano costrette a subire alla fine dell’Ottocento. Parlò anche di lavoro minorile, di diritto al divorzio, di povertà e corruzione. Quando il suo direttore provò a relegare la sua penna alle pagine di costume, Nellie Bly decise di partire per New York.

Dieci giorni in manicomio

Arrivata nella Grande Mela, si rivolse a Joseph Pulitzer per farsi assumere nel giornale da lui diretto, il celebre New York World. Subito scrisse un articolo sulle condizioni in cui versano le pazienti del manicomio femminile Blackwell’s Island. Inscenando uno squilibrio mentale, si fece ricoverare per dieci giorni documentando le condizioni disumane in cui vivevano le pazienti e le crudeli “cure” che venivano consentite dallo Stato. Grazie a quell’articolo, lo Stato rifinanziò i manicomi e diede vita a una riforma per migliorare queste strutture.

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In redazione dicevano che Nellie fosse effettivamente pazza. In realtà era solo una donna curiosa ed esuberante: libera. Fece molto discutere la sua impresa da record. Volle completare il giro del mondo in soli settantadue giorni, emulando Phileas Fogg, protagonista del romanzo di Jules Verne Il giro del mondo in 80 giorni. Fu di fatto la prima donna a compiere un viaggio del genere. E anche per questo divenne un simbolo di emancipazione femminile.

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