L’ILIADE | Cosa c’è di vero? Le conferme e le smentite dell’archeologia

L’Iliade, così come l’Odissea, è una fondamentale opera epica e mitologica, ma è anche un prodotto storico, una testimonianza, che ci parla di una società arcaica, di un’epoca perduta. Quale? Quella dei Micenei, che già Omero rimpiangeva. Di sicuro, il poeta idealizzò e trasfigurò molti temi e situazioni. Eppure qualche base storica c’è, ed è innegabile.

Un reperto greco con un’immagine tratta dal mito della guerra di Troia (wikipedia) – curiosauro.it

La verità sull’Iliade

Gli storici e gli archeologi ragionano da secoli sul valore storico dell’Iliade, ovvero di uno dei testi poetici più importanti della cultura occidentale. Secoli fa si dubitava anche dell’esistenza della città di Troia e dell’attribuzione omerica. Oggi questi due problemi sono stati risolti. Troia è stata trovata: per la precisione nel 1871 dall’archeologo Heinrich Schliemann, sulla sponda asiatica dello stretto dei Dardanelli. Su Omero, oggi si è capito che è impossibile risalire alla reale identità dello scrittore del poema, ma per tradizione e consuetudine letteraria ci va benissimo la figura (forse mitica) dello scrittore cieco tramandata dall’Antichità.

Come dicevamo, il problema della storicità della guerra di Troia è davvero antico. Già Schliemann, con molta lucidità, dichiarò che Omero andava inteso come poeta e non come storico, e che quindi non bisognava trattare l’Iliade come un testo attendibile dal punto di vista storiografico. Indubbio è che il poeta potrebbe aver esagerato per licenza poetica le dimensioni di un conflitto. Secondo Wilhelm Dörpfeld era forse verosimile pensare che Troia sia stata attaccata dai Micenei per essere conquistata. Insomma, la città di Priamo poteva essere stata vittima dell’espansionismo miceneo.

Secondo Carl Blegen la città di Troia deve essere stata distrutta varie volte. Da terremoti, maremoti e invasioni. Una di queste distruzioni è collegabile a una guerra. Si tratta della distruzione avvenuta all’incirca attorno al 1250 a.C.; poi negli anni ’90 del Novecento altri storici hanno ipotizzato che la città sia finita a causa di due differenti guerre.

In generale quasi tutti gli storici oggi datano la guerra di Troia intorno al 1250 a.C., il che confermerebbe l’ipotesi di uno scontro con i Micenei, che in quegli anni dominavano la Grecia.

L’ipotesi dei popoli del Mare

Gli scavi di Troia: prove della veridicità dell’Iliade? – curiosauro.it
Altri storici, come Moses Finley, pensano che il riferimento ai Micenei nell’Iliade sia totalmente poetico. L’immagine che Omero ci dà di Menelao e Agamennone è infatti incompatibile con le prove archeologiche e storiche raccolte nel Novecento.  Il filologo classico Joachim Latacz ha cercato invece di collegare fra loro fonti archeologiche, fonti storiche ittite e passi omerici, e ha trovato corrispondenze con antiche leggende micenee. Tuttavia non si è voluto dichiarare sulla storicità della guerra. Altri storici pensano che Troia possa essere stata distrutta dai Popoli del Mare, come tante altre civiltà dell’epoca.

Secondo questa interpretazione, gli Achei farebbero parte di questo leggendario popolo di predoni che hanno attaccato l’Egitto, l’Anatolia, Creta e l’isola di Cipro. Secondo questa tesi, quindi le storie di Omero potrebbero raccontare in realtà di diversi conflitti verificatisi tra i Micenei e il mondo anatolico nel periodo acheo.

Un problema antico

Il cavallo di Troia dipinto da Tiepolo (wikipedia) – curiosauro.it

Già nell’Antichità, in verità, si dibatteva sulla storicità dell’evento. La maggior parte dei greci pensava che la guerra di Troia fosse un fatto realmente accaduto, mentre alcuni intellettuali, come Tucidide, dubitavano di certi dati. Per esempio, le 1186 navi citate da Omero sembrano davvero troppe.

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I Greci sapevano che Omero aveva voluto trattare di un passato mitico, plasmato su valori di casta, di suddivisione precisa del potere e di profondo credo religioso. Tutti valori di cui i Greci sentivano in qualche modo mancanza. Il mito, quindi, rappresenta la componente fondante della società. Possiamo considerare l’opera come un esempio, o meglio, un modello per la società futura.

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