Atei, agnostici e credenti: chi vive meglio in questo mondo? Lo studio è sconvolgente

Dal punto di vista psicologico e sociale, fa molta differenza affidarsi a un dio o essere atei. Cambia il sistema di esistenza, e mutano le prospettive stesse dell’essere nel mondo. Alcuni studi hanno cercato di comprendere se i credenti vivono meglio dei non credenti.

Non possiamo comprendere né spiegare appieno le cause che portano un individuo a credere o a non credere a un’entità superiore. Ma forse possiamo studiare gli effetti dell’ateismo sulla salute e il benessere psicofisico generale…

Atei e credenti
San Tommaso che infila il dito nella piaga (wikipedia) – www.curiosauro.it

Atei e credenti, le differenze esistenziali e concrete fra i due opposti atteggiamenti 

Cominciamo col dire che credenti e non credenti hanno più cose in comune di quanto possano immaginare. Essere atei, agnostici o credenti non determina l’espressione di valori antitetici o incompatibili. Ciò che cambia è l’atteggiamento nei confronti della speranza e il rapporto con la morte.

Il Pew Research Center ha stimato che negli USA il quattro per cento degli adulti americani si riconosce come ateo. Il cinque percento come agnostico. Tale percentuale è mutata. Nel 2018 e nel 2019 gli atei rappresentavano il due per cento della popolazione e gli agnostici il tre.

Un altro diciassette per cento degli americani si è definito credente ma non religioso. Tutti gli altri si sono professati religiosi. Ciò significa che la stragrande maggioranza del pubblico è credente. Viviamo dunque in un mondo profondamente religioso… Cosa cambia allora per gli atei?

È possibile fare ricerche sul benessere umano in base alla religione e alla spiritualità?

Per molti anni le scienze umane hanno considerato la religiosità una questione privata e quindi non studiabile attraverso i concetti della statistica e della sociologia… Ora invece sono molti gli studi sistematici che cercano di interpretare le differenze esistenziali fra credenti e non credenti. In tali studi entrano in gioco la già citata sociologia, la psicologia, l’evoluzionismo, il comportamentismo, l’antropologia e l’etica.

Partiamo dalle definizioni. Un ateo è un individuo che non crede in un dio. Un agnostico, invece, non crede sia possibile comprendere qualcosa riguardo dio e la sua esistenza. E poi ci sono anche gli atei gnostici che sono convinti dell’inesistenza di un essere divino.

Si pensa che le persone più istruite siano in genere più inclini all’ateismo, ma dati alla mano dimostrano che non è così. L’istruzione non è una discriminante. Forse è vero che chi esprime maggiori capacità di pensiero critico è più spinto a rifiutare la religione positiva ma non la religiosità in sé stessa. Eppure ciò non significa che gli atei siano più analitici e razionali dei credenti. In realtà, la spiritualità può appartenere tanto a un ateo quanto a un credente.

Ci sono ricerche che hanno cercato di dimostrare come l’appartenenza a istituzioni religiose e la partecipazione a culti di vario genere possano essere associati a una salute migliore. Ma si tratta di ricerche spesso tendenziose e condotte con poca serietà scientifica.

Salute e benessere

Atei e credenti
I credenti sono più felici degli atei? (Pixabay) – www.curiosauro.it

Un altro studio del 2008, basato su un ampio sondaggio su un campione rappresentativo di adulti statunitensi, ha scoperto che sia atei che credenti dimostravano livelli simili di salute. Non è neanche detto che i credenti siano più felici o sereni dei non credenti. I grandi numeri dimostrano che la condizione umana è spesso critica e mutevole in ogni gruppo.

Quanto alla percezione di sé, sia gli atei che i credenti oscillano continuamente fra giudizi positivi e negativi. Il religioso, insomma, è insoddisfatto tanto quanto l’ateo.

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