Ibernare l’uomo: la nuova sfida della scienza (e dell’archeologia)

L’ibernazione non è un’invenzione umana e nemmeno una strategia collegata a innovazioni tecnologiche speciali: è un fenomeno naturale (che si verifica in molti animali). Possiamo considerarla una tecnica di sopravvivenza. I biologi parlano infatti di ibernazione per descrivere come alcuni animali riescano nella stagione invernale a imporre al proprio organismo uno stato di attività minima e di depressione metabolica. Ma sarà possibile un giorno ibernare anche l’uomo?

Da un punto di vista tecnico, non sarebbe impossibile indurre l’ibernazione anche negli esseri umani. E sarebbe molto utile riuscirci. Andando in letargo, gli uomini gravemente ammalati potrebbero essere salvati (risvegliandosi quando saranno possibili delle cure). E, per i viaggi nello Spazio, l’ibernazione umana potrebbe consentirci di arrivare su Marte senza sprecare troppe risorse e affaticare l’organismo.

La scienza è pronta per ibernare l’essere umano? (captured) – curiosauro.it

Ibernare l’uomo: dall’animazione sospesa alla criogenizzazione

In medicina l’animazione sospesa è un processo (non ancora gestibile) di rallentamento o arresto temporaneo della funzione biologica atto a preservare le capacità fisiologiche di un individuo a rischio. Si tratta di una forma di ibernazione. Sia a livello ipometabolico o ametabolico, è possibile mantenere in vita un individuo (preservando respirazione, battito cardiaco e altre funzioni involontarie) in uno stato di ibernazione. Purtroppo, però, la medicina non è in grado di riattivare le funzione interrotte con mezzi artificiali, ovvero di risvegliare l’ibernato. Cioè, sappiamo come ibernare l’uomo (mezzi biologici, oppure chimici, fisici endogeni, naturali o artificiali) ma non sappiamo come farlo uscire da questo stato.

Negli animali (rospi, roditori, orsi) l’ibernazione può essere spontaneamente reversibile in quanto stadio ipometabolico. Nell’uomo invece non abbiamo ancora sviluppato una tecnica sicura di rianimazione. Con la criogenizzazione riusciamo oggi a conservare tessuti biologici (per esempio batteri e cellule), facendoli cadere in letargo e poi risvegliandoli a tempo debito. Tale tecnica di congelamento, però, è rischiosa se applicata all’intero corpo umano. L’ibernazione funzionerebbe. Ma una volta scongelati saremmo ancora vivi?

Un tempo gli uomini erano capaci di ibernarsi?

Una scena dal film Alien in cui gli astronauti vengono ibernati per sopravvivere al lungo viaggio spaziale (captured) – curiosauro.it

Alcuni archeologi sostengono che forse l’ibernazione era una caratteristica presente anche nelle prime specie di ominidi. A partire dallo studio delle lesioni ossee rivelato su resti umani nel sito di Atapuerca, in Spagna, i ricercatori pensano di aver trovato delle prove di ibernazione tra la prima popolazione umana. Gli studiosi in questione pensano che come oggi alcuni mammiferi anche i primati primitivi andassero in letargo. E ciò suggerirebbe che potremmo “rimparare” a farlo. Se la base genetica e la fisiologia di questa abilità nell’ipometabolismo sono state conservate, allora l’uomo potrà essere ibernato. 

Dopotutto la medicina contemporanea sfrutta già, l’ipotermia indotta per eseguire alcuni interventi chirurgici a cuore aperto. Ma questo stato può essere conservato solo per un periodo di tempo limitato. Altrimenti vi è il rischio di danni ai tessuti e al cervello.

Attualmente la scienza è alle prese con tanti progetti di ricerca che cercano di ibernare l’uomo, cioè di ottenere uno stato di torpore, definito come graduale inibizione fisiologica, per ridurre la domanda di ossigeno e ottenere il risparmio energetico attraverso comportamenti ipometabolici che alterano di fatto i processi biochimici. Ma sappiamo che alcuni eventi fisiologici e biochimici potrebbero inibire la termoregolazione endogena prima dell’inizio dell’ipotermia in un processo difficile noto come “estivazione“.

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