Le burle degli scienziati: quando gli studiosi ingannano i colleghi

Da sempre, ricercatori e scienziati si divertono a diffondere notizie false e improbabili. Delle vere e proprie burle, che mettono in agitazione la comunità scientifica e generano ridicoli dibattiti. Ma perché seri e importanti studiosi cedono alla voglia di scherzare in questo modo e di ingannare i loro colleghi?

Anche gli scienziati sono esseri umani e si divertono prendendo in giro colleghi e fruitori dei loro lavori. Esiste una vera e propria tradizione che tollera questo tipo di pubblicazioni goliardiche… Funziona così: uno scienziato prepara uno studio dettagliato su un argomento sconvolgente e lo invia a una rivista accreditata. Se la rivista ci casca e pubblica la bufala, la burla è riuscita.

Quando dei ricercatori dedicarono un approfondito studio alla diffusione del mostro di Loch Ness (wikipedia) – curiosauro.it

Beffe e burle da scienziati: da Loch Ness al bosone di Eggs

Ecco un elemento fondamentale nella genesi di queste burle… Gli scienziati, coinvolti fino al collo nel torbido sistema della diffusione delle notizie scientifiche, fanno affidamento sulla competenza delle redazioni delle riviste. Prima di pubblicare uno studio, la rivista dovrebbe valutare l’articolo e scartarlo se esso non appare credibile e scientificamente sostenibile. Quindi molti accademici utilizzano beffe di questo tipo e burle più o meno evidenti come test e trabocchetti per smascherare le riviste predatorie, ossia quelle che pubblicano qualunque notizia (a pagamento). Pubblicare una notizia o una ricerca per uno scienziato è fondamentale. A livello accademico, le pubblicazioni garantiscono punti che fanno curriculum. E poi i finanziatori (sia pubblici che privati) investono solo su chi ha pubblicato tanto. In America l’adagio è noto: publish or perish.

Una delle burle scientifiche più note della storia è quella pubblicata su Limnology and Oceanography riguardante il mostro di Loch Ness. Titolo dell’articolo: “La densità di popolazione di mostri nel lago Loch Ness”. Autori, i professori R. Sheldon e S. Kerr del Bedford Institute of Oceanography di Dartmouth. Nel loro studio, i due studiosi provavano a stimare scientificamente il numero di mostri che popolavano il lago di Loch Ness. La ricerca affermava che la massa totale dei mostri nel lago doveva essere quindi compresa tra 3,135 e 15.675 chilogrammi. Incredibilmente la rivista pubblicò l’articolo integrale.

Anche il prestigioso CERN ha partecipato a simili scherzi. Dopo che il mondo iniziò a parlare della particella di Higgs, l’istituto di ricerca annunciò d’aver scoperto un’altra particella: detta di Eggs. Eggs in inglese significa “uova”, ma secondo il CERN la particella si chiamava così perché scoperta da un certo Peter Eggs. Tale particella, secondo il comunicato diffuso, dava “sapore” alla materia…

Bufale astronomiche

Bufale su Mercurio (Pixabay) – curiosauro.it

Ci sono poi quelli che non scherzano, come i ricercatori fissati sugli alieni che ogni mese producono nuovi studi su fantomatiche tracce di vita extraterrestre rivelate qui o lì nel cosmo. E poi ci sono le burle assurde, passate inosservate. Nel 2004, la NASA inviò la sonda Messenger per studiare il pianeta Mercurio. La missione si concluse nel 2015, quando la sonda consumò tutto il suo propellente. E così Messanger fu fatto precipitare. Alcuni giornali riportarono che la sonda, poco prima di “morire”, avesse registrato alcune voci umane in lingue sconosciute.

L’articolo comparso sulla rivista Scienze era corredato anche dalla registrazione delle voci inquietanti. Molti ci cascarono. Anche un prete, padre Flammis, portavoce dell’Osservatorio Vaticano, dichiarò che quelle erano le voci dell’inferno. E che dunque l’oltretomba si trovava su Mercurio!

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