Backroom: le prove che dimostrano la simulazione in cui viviamo

Viviamo in una simulazione? Tutto ciò che ci circonda è solo una finzione o un sogno? Questa ipotesi inquieta l’uomo da millenni.. E da un po’ di tempo appassiona anche i fisici, che la giudicano concettualmente plausibile. Secondo alcuni interpreti questa spaventosa teoria ha delle prove: le backroom.

L’ipotesi della simulazione postula che tutta l’esistenza sia una finzione. Ovverosia una simulazione artificiale. Proprio come in un film o in un’elaborazione al computer, o in un’esperienza di realtà simulata. Vivremmo quindi in un mondo illusorio, strutturato da una tecnologia in grado di convincerci tutti della sua realtà.

Esistono uscite di sicurezza dalla realtà simulata? (Istock) – curiosauro.it

Teoria della simulazione: cosa sono le backroom?

Per i fisici contemporanei l’universo stesso potrebbe essere interpretato come un computer quantistico in grado di generare un’esperienza percettiva simile a una realtà virtuale. Altri pensatori sostengono possa esistere un sistema che esegue la simulazione distinto dalla sua simulazione (cioè dall’universo).

Secondo questa teoria esistono però delle backroom, ovvero delle porte che possono condurci fuori dalla simulazione. Nel nostro mondo (simulato) si troverebbero insomma dei bug, degli errori, che si manifestano attraverso palesi incoerenze fisiche e meccaniche. In questo modo sarebbe possibile comprendere la natura artificiale dell’universo e contemplare la vera realtà sconosciuta.

Le backroom sarebbero quindi dei veri e propri bug. Errori non volontari, che però potrebbero dar modo ai fisici di comprendere che la realtà percepita è solo simulata. Chi ha creato la simulazione ha dunque commesso degli sbagli? La teoria più diffusa crede esistano tre livelli di backroom.

Una backdoor in informatica è un metodo per passare oltre o bypassare la normale autenticazione di un sistema informatico o di un algoritmo. Una backroom è uno spazio che si apre dietro questa “porta”.

Le backdoor sono di norma scritte in diversi linguaggi di programmazione e hanno la funzione principale di superare le difese imposte da un sistema, come può essere un firewall. Sono utili ai programmatori per accedere in modalità remota a un programma bloccato o corrotto. E ovviamente vengono usate dagli hacker per le loro infrazioni informatiche.

I tre livelli

Anche i buchi neri potrebbero essere delle backdoor (Pixabay) – curiosauro.it

Torniamo un attimo ai tre livelli di uscite dalla simulazione. Il primo di questi livelli è costituito da un insieme infinito di stanze senza porte o finestre, che conducono a un circolo vizioso… In questo primo livello, le uniche cose presenti sono elementi inerti e incompatibili con le leggi della fisica conosciute.

Il secondo livello sarebbe invece caratterizzato da un ambiente illuminato da luci in continuo sfarfallio o dal buio totale. Il terzo livello ci porterebbe a dei tunnel infiniti, come in un loop.

La fisica e la meccanica hanno creato negli ultimi anni equazioni rappresentative della realtà, con cui si risolvono problemi ingegneristici complessi. Per sviluppare queste equazioni, la fisica non fa altro che simulare porzioni di universo, con regole complesse e durature. In ognuna di queste simulazioni, però, è sempre presente una backdoor, anche se involontaria: la prova che è una simulazione. C’è poi chi pensa che i buchi neri e i warmhole siano appunto macroscopici bug presenti nel cosmo…

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