Riemergono relitti della Seconda Guerra Mondiale: non immagini dove

L’inverno 2021-2022 è stato molto complicato per il Nord Italia. La siccità ha colpito e sconvolto tutta la Pianura Padana: il territorio non ha visto pioggia per mesi. E così il Po è attualmente in secca. Da una situazione così tragica sono venute fuori, però, anche delle sorprese inaspettate. La secca ha infatti riportato a galla dei relitti della Seconda Guerra Mondiale. Sono riemersi un blindato tedesco e dei relitti affondati negli anni ’40.

Nessuno si immaginava di assistere a una scena del genere. Ritirandosi, il fiume Po ha fatto apparire alcuni relitti bombardati e affondati durante la Seconda Guerra Mondiale. Un evento tanto inaspettato quanto affascinante. Le testimonianze del ritrovamento arrivano da Gualtieri (in provincia di Reggio Emilia).

Un relitto affiorato dal Po (captured) – curiosauro.it

I relitti della Seconda Guerra Mondiale riemersi dal Po

Un fotoamatore di Boretto, tale Alessio Bonin, è stato il primo a pubblicare le foto dei relitti sul profilo Instagram. Grazie alla severa siccità che ha colpito il fiume, sono riemerse importanti testimonianze storiche del secondo conflitto mondiale. Dei relitti: le bette Zibello e Ostiglia nell’isola degli Internati. Un’isola così chiamata perché, alla fine della guerra, nel 1945 il Comune di Gualtieri concesse tutta l’area in gestione a una cooperativa agricola composta da ex prigionieri della Seconda Guerra Mondiale. Erano una decina di persone, sopravvissute ai campi di concentramento, che lavoravano come boscaioli nella zona, per tirare avanti.

I relitti furono bombardati e affondati dai tedeschi. E gli storici sanno che il bombardamento avvenne nel 1943. Sempre gli storici sapevano anche che quei relitti erano sotto il Po. Infatti erano già spuntati fuori dalle acque del fiume nel novembre 2006, a seguito di un’altra grande secca.

La Zibello e la Ostiglia… e il cingolato

Il fiume Po in secca (captured) – curiosauro.it

Le due barche, chiamate appunto Zibello e Ostiglia, erano imbarcazioni lunghe più di cinquanta metri e avevano un portata di seimila quintali. Sappiamo che furono costruite nel cantiere della Giudecca a Venezia con metallo donato dall’Austria come debito di guerra. Non erano mezzi militari ma bette usate per i lavori agricoli: per trasportare grano, riso. Oppure per commerciare carbone e pietre utili all’edilizia.

Ma il Po non ci ha consegnato solo le due vecchie barche. La secca ha fatto venir fuori anche un’altra preziosa testimonianza bellica. A Sermide, nel mantovano, dal fiume è spuntato un mezzo cingolato delle truppe tedesche. Si tratta di un veicolo abbandonato dai nazisti durante la ritirata. Ora le autorità vorrebbero recuperarlo per musealizzarlo.

L’occasione è unica: se non si recuperano ora che il fiume è in secca, questi reperti andranno persi per chissà quanti altri anni e forse per sempre. Ecco perché lo Stato dovrebbe intervenire, sia per questioni storiche che ambientali.

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