Sesso nell’antica Roma: nuove scoperte su vizi e tabù

Conosciamo abbastanza bene la sessualità nell’antica Roma, dato che quest’aspetto della vita è stato ampiamente decritto dalla letteratura latina, dall’arte romana e in molti altri documenti storici. E la prima impressione è che i Romani vivessero il sesso in modo completamente diverso da come lo viviamo oggi.

Basta visitare qualsiasi scavo romano. Magari farsi un giro a Pompei ed Ercolano. E subito si comprende quanto il sesso fosse una questione centrale nell’esistenza dell’antica Roma. Ma sarebbe sbagliato parlare di una licenziosità sessuale estrema. Anche i latini conoscevano il pudore…

Una scultura del gabinetto segreto del MANN (wikipedia) – curiosauro.it

Il sesso nell’antica Roma: libertà e divieti

Ognuno in casa propria faceva ciò che gli pareva. Questa era la regola promossa dallo Stato romano. Per il resto, sia la religione che la cultura romana promuovevano la sessualità come uno degli aspetti fondamentali della vita e della prosperità per l’intera società. La prostituzione era legale, pubblica e diffusa. La pornografia erano apprezzata e ampiamente diffusa. Anzi, veniva ostentata. Ogni famiglia agiata possedeva la propria collezione di opere pornografiche, che esponeva ad amici e visitatori durante i banchetti. L’omosessualità non era un tabù. I Romani, su esempio dei Greci, ritenevano naturale che un uomo adulto potesse essere attratto sessualmente da adolescenti di ambo i sessi. Anche la pederastia era molto praticata.

Ciò che i Romani giudicavano intollerabili erano i pettegolezzi. Per questo era considerato sconveniente parlare delle perversioni altrui. Era in gioco lo status sociale dell’individuo, che agli occhi della società doveva apparire sempre pio, morigerato e fedele.

Tre cose erano vietate dal diritto latino: l’incestum, lo stuprum e il raputs. L’incestum non era un rapporto con un proprio familiare (quello era tollerato) ma la violazione di un elemento considerato sacro. Per esempio insidiare una sacerdotessa Vestale. Quando un uomo aveva un rapporto con una sacerdotessa, lui veniva lapidato e lei sepolta viva. Nella storia furono accusati di incestum Catilina, Clodio e poi Crasso. Per Marco Licinio Crasso il peccato fu doppio, perché la vestale era anche una sua parente. Ed è in base a questo avvenimento che oggi chiamiamo i rapporti tra consanguinei incesti.

Lo stuprum era la violenza su un partner non consenziente. Ma sugli schiavi era tollerato ogni atto violento. Non esistevano perversioni messe al bando (tranne il travestitismo). Il raptus era invece il rapimento. E diciamo però che la storia di Roma si fonda proprio su un simile atto di empietà (il ratto delle Sabine).

 

Adulterio e verginità

Una schiava venduta al mercato (Pinterest) – curiosauro.it

Quando si trattava di amanti, a Roma erano sempre tollerati. L’importante è che questi partner extraconiugali appartenessero a uno strato sociale inferiore. Dovevano essere stranieri, servi, schiavi, liberti o membri della plebe. Se un patrizio andava a letto con la moglie di un altro patrizio erano guai. Se invece si accompagnava con tre o quattro schiave diverse ogni giorno, nessuno aveva nulla da obiettare. Ciò valeva anche per le donne, che erano libere di frequentare schiavi e stranieri. Ma non potevano commettere adulterio con loro uguali (per le matrone romane andavano di moda gli amanti stranieri).

A dodici, tredici anni, un ragazzino romano doveva aver già perso la verginità. Se ciò non era accaduto, i genitori lo accompagnavano in un lupanare (un bordello) o lo affidavano alla cura di una schiava. La donna, soprattutto se era una patrizia, doveva arrivare vergine al matrimonio. Dopo sposata poteva fare come le pareva. Tutti i bambini di stato libero vestivano una toga praetexta (bianca). Quella veste significava che erano inviolabili. Chi li corrompeva sessualmente rischiava la pena di morte.

A livello pubblico, i Romani non amavano particolarmente i partner sottomessi. Se un uomo si dimostrava sottomesso a letto, poteva essere disprezzato dall’intera comunità. A Giulio Cesare successe qualcosa del genere. Anche i suoi soldati lo prendevano in giro, perché si vociferava che da ragazzo avesse soddisfatto le voglie di un uomo più grande. Il sesso a Roma era una questione molto importante. Soprattutto in politica. Se ne parlava tanto, e su certi aspetti si era molto formali e bacchettoni. Ma poi, in privato, erano tutti molto liberi e tranquilli: in ogni angolo c’erano prostitute, uomini e donne, di qualsiasi età, disposti ad avventure e a rapporti licenziosi per due sesterzi. I partner si incontravano in casa, nelle locande, nelle terme…

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