Non una semplice fiaba: il vero significato del pifferaio magico

La fiaba del pifferaio magico, resa nota dai fratelli Grimm, si basa su una leggenda molto antica, diffusa nella bassa Sassonia, in Germania. Questa narrazione, considerata da alcuni storici collegata a fatti realmente accaduti, è conosciuta come Il pifferaio di Hamelin. La nostra fiaba, quindi, si svolge in uno scenario preciso: la città di Hamelin. Ed è anche ambientata in un anno noto: il 1284.

Molti storici e filologi sostengono che la fiaba possa basarsi su eventi reali. Esistono infatti testimonianze dirette che risalgono a pochi anni dopo il tempo narrato dalla leggenda. Il più antico riferimento è artistico. C’era infatti una vetrata nella chiesa della città di Hamelin, risalente ai primi anni del XIV secolo, che rappresentava la storia del pifferaio magico

La statua del pifferaio magico, il protagonista di una leggenda antica e misteriosa (Pixabay) – curiosauro.it

La vera storia del pifferaio magico

La leggenda, nella sua forma originale, narra di un misterioso pifferaio che si presentò nella città di Hamelin per disinfestarla dalla presenza dei ratti. Il castellano accettò l’offerta dello straniero e gli promise un adeguato compenso. Non appena il pifferaio iniziò a suonare, i ratti, incantati dalla sua musica, iniziarono a seguirlo. Il pifferaio li condusse fino al fiume Weser, dove tutti i topi annegarono.

Ma il castellano e la gente di Hamelin non vollero pagare il pifferaio. Così, questi, per vendetta, riprese a suonare nottetempo. Il suo suono attirò tutti i bambini della città. Centotrenta bambini lo seguirono danzando nelle campagne. E qui, il suonatore li rinchiuse in una caverna. Un solo bimbo riuscì a salvarsi: un piccolo zoppo, che non era riuscito a tenere il passo dei compagni. Un’altra versione alternativa della fiaba racconta che i bambini entrarono in questa caverna e uscirono da un’altra: la grotta di Almaș in Transilvania.

Le ipotesi storiche

Un’antica illustrazione della fiaba (wikipedia) – curiosauro.it

Per molti anni gli storici tedeschi si sono messi alla ricerca di notizie risalenti al XIII secolo o precedenti che potessero rivelare un collegamento con la fiaba. C’è qualche interprete che ha scovato antiche storie di alcuni bambini che furono vittime di un incidente e forse annegarono nel fiume Weser. Ma l’episodio non ha una data precisa, e il numero dei bambini è di tre unità, quindi incompatibile con la sproporzione raccontata dalla leggenda.

Secondo altri interpreti la fiaba drammatizza un’usanza diffusa nei paesi germanici nell’Alto Medioevo. Quando i bambini erano esposti a un’epidemia venivano portati a morire fuori dalla città per proteggere il resto della popolazione. Si trattò di peste? Non vi furono epidemie di peste in quegli anni…

Il fatto che i bambini danzassero dietro al pifferaio ha fatto ipotizzare che i piccoli fossero affetti dalla malattia di Huntington oppure dal ballo di San Vito. Dunque il nostro pifferaio sarebbe una rappresentazione simbolica della morte. Pochi anni fa dei ricercatori hanno scoperto documenti che attestano gravi epidemie di ballo di San Vito nella Cronaca di Erfurt (fatti risalenti al 1237) e nella città di Maastricht del 1278.

Anche l’invasione dei topi potrebbe avere un fondamento storico. Nel XVI secolo il conte svevo Froben von Zimmern riportò che nei secoli precedenti la sua famiglia era stata colpita da un’invasione di ratti. Quindi potremmo avere una corrispondenza. Magari l’avvenimento si verificò proprio nel 1284. In quell’anno però, nei registri della città di Hamelin non si parla di invasione di ratti. Però si discute di una gravissima carestia e di tantissime campagne devastate. E questi due elementi potrebbero essere compatibili con un’invasione di topi. Un’altra possibile origine della leggenda potrebbe essere connessa a una migrazione. Forse avvenne il repentino abbandono della città da parte di circa un centinaio di ragazzi, tutti emigrati per andare a lavorare altrove nel Paese.

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