Cura ormonale contrasta il Covid | Ecco perché

Scoperto un trattamento ormonale che protegge i maschi dal contrarre il Covid-19. Stiamo parlando di persone che soffrono già di una patologia e che appartengono a una specifica classe di età. Scopriamo insieme i dettagli.

Cure ormonali contro il coronavirus – curiosauro.it

La giusta cura ormonale

Una cura ormonale giusta, ma per chi? Vari studi hanno evidenziato come pazienti affetti da deprivazione androgenica dovuta al tumore alla prostata corrano un rischio basso di contrarre il Covid-19. Nel caso, poi, dovessero contrarre la malattia, sarebbe in una forma leggera e non mortale. I malati in questione appartengono alla fascia di popolazione più a rischio: stiamo parlando di maschi in età avanzata!

La ricerca, condotta su un campione di 4.532 uomini affetti dal Coronavirus, ha evidenziato che quelli sottoposti a particolare terapia ormonale erano meno soggetti a contrarre il virus, o lo contraevano in modo lieve. Il trattamento riguarda i malati di tumore alla prostata e si chiama deprivazione androgenica: consiste nel limitare la produzione di testosterone che stimolerebbe la crescita delle cellule tumorali.

Gli scienziati dell’Università della Svizzera Italiana, guidati da Andrea Alimonti, hanno portato avanti questo studio, evidenziando che i pazienti oncologici di sesso maschile corrono un rischio 1,8 volte più basso rispetto ai sani di contrarre il Covid-19. All’inizio si pensava il contrario poi, però, analizzando i dati veneti sul tumore alla prostata, il team di medici svizzero si è accorto che su 5.273 uomini in terapia di deprivazione androgenica (ADT), solo 4 avevano contratto il COVID-19 e nessuno con esiti fatali. 

Andrea Alimonti, oncologo Università della Svizzera italiana – curiosauro.it

Il ruolo della cura ormonale

Andrea Alimonti espone i dati relativi alla sua ricerca sul rapporto fra pazienti con tumore alla prostata e Coronavirus:

“i pazienti con tumore alla prostata che ricevono terapie di deprivazione androgenica corrono un rischio ridotto di quattro volte di contrarre l’infezione da COVID-19 rispetto ai pazienti non in ADT. Una differenza ancora maggiore è stata trovata confrontando i pazienti con tumore alla prostata sotto ADT con quelli con altri tipi di cancro: nel primo gruppo c’era una riduzione di oltre cinque volte del rischio di infezione.

Lo studio suggerirebbe che gli uomini sani potrebbero comunque beneficiare di questa terapia, proprio per un decorso meno aggressivo del Covid se lo dovessero contrarre. Una sorta di prevenzione utile a evitare sintomi gravi o addirittura la morte. In soggetti sani la somministrazione sarebbe a dosaggio basso e per un tempo ridotto, per evitare effetti collaterali significativi. Si è notato, purtroppo, che anche le donne sottoposte a cure ormonali hanno avuto conseguenze molto gravi una volta contratto il Coronavirus. Un esempio su tutti, giovani donne sottoposte a terapie di ormoni per rimanere incinte finite in intensiva durante la prima ondata del virus nel 2020 (anche una collega di 34 anni di mio marito n.d.r.).

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La proteina che blocca il virus

Ma perché il Covid-19 non trova terreno fertile nei malati di tumore alla prostata? Gli scienziati dicono che il motivo è da ricercare in una proteina, la TMPRSS2, che in una fase iniziale aiuta il coronavirus a diffondersi nel corpo. Questa, infatti, fa parte di una famiglia di proteine che solitamente favorisce il diffondersi nell’organismo del cancro e di altre infezioni. La sua azione è regolata da un recettore per gli androgeni, che viene attaccato dalle terapie di deprivazione androgenica, e si trova in alti livelli nei pazienti affetti da tumore alla prostata.

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Gli scienziati si sono fatti l’idea che questo recettore regoli i livelli della proteina anche in tessuti diversi dalla prostata, come per esempio i polmoni. Le terapie ormonali, quindi, controllerebbero i livelli della TMPRSS2 anche nelle parti del corpo aggredite dal SARS-CoV-2, che verrebbe bloccato nella sua diffusione. Comunque è presto per trarre delle conclusioni definitive, anche se questa cura per certi versi potrebbe affiancare quelle già esistenti contro il coronavirus.

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