Giovanni Volpato | L’incisore che inventò il souvenir

Giovanni Volpato è un celebre incisore italiano del Settecento. Fu anche un archeologo, un commerciante di antichità e un abile uomo d’affari. Si specializzò infatti nel restauro e nella produzione di souvenir.

L’artista Giovanni Volpato, nato nel 1735 e morto nel 1803 (wikipedia) – curiosauro.it

I primi souvenir della storia: le porcellane di Giovanni Volpato

Oltre a essere un ottimo incisore, Giovanni Volpato divenne famoso (e ricco) producendo copie e incisioni destinate a collezionisti e turisti. Realizzava riproduzioni dei capolavori dell’antichità classica, modellandole in piccole porcellane, con il candido biscuit (porcellana non invetriata). Per questo lo consideriamo il padre del moderno souvenir.

I turisti che visitavano Roma del Settecento e gli appassionati viaggiatori che prendevano parte al Grand Tour non tornavano mai a casa senza una ceramica di Volpato.

Il souvenir, oggi considerato un fenomeno kitsch e volgarmente consumistico, nacque come forma d’arte. L’inventore di questo commercio fu infatti un grande artista: l’incisore e ceramista Giovanni Volpato. Nato a Bassano del Grappa e residente a Roma, Giovanni firmava le sue opere con la sigla Jean Volpato o Giovanni Renard, per mostrarsi più esotico. Ricamatore, calcografo e incisore, Volpato divenne un abile riproduttore delle immagini classiche e rinascimentali.

Studiò a Venezia con Francesco Bartolozzi e poi con Joseph Wagner, che erano i migliori incisori dell’epoca. Presto entrò in contatto con molti colleghi e iniziò a collaborare con un importante editore: Bodoni, che è l’inventore dell’omonimo carattere tipografico.

Ricordi per turisti

Una porcellana del Volpato (wikipedia) – curiosauro.it

Nel 1771 Volpato si trasferì a Roma e iniziò a riprodurre i pilastri delle Logge affrescate da Raffaello in Vaticano. Negli stessi anni, l’incisore si accorse che moltissimi collezionisti confluivano da tutta Europa in quel museo per ammirare Raffaello. Tanti altri passeggiavano per i fori imperiali o intorno al Colosseo. Ecco perché entrò nel business del mercato antiquario.

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Per procurarsi reperti, si improvvisò archeologo. E nel 1779, finanziò un intenso programma di scavi a Ostia. I pezzi raccolti furono venduti in pochi mesi. Allora l’incisore capì di dover creare delle copie. Magari più piccole e meglio trasportabili, e più economiche. Perfette per trasformarsi in ricordi di viaggio per i turisti. Quella sua intenzione fece scandalo fra artisti e collezionisti ma si dimostrò lungimirante e intelligente.

Nacquero così le sue statuine in biscuit. Erano opere di piccole dimensioni, perlopiù repliche di statue romane, vendute a un prezzo abbordabile e realizzate in materiale poroso di colore bianco e opaco, simile al marmo. Aprì quindi la fabbrica in via Urbana, nel rione Monti, e vi stabilì anche la sua dimora privata.

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I suoi souvenir divennero richiestissimi e famosi nel mondo. Oggi fanno parte di collezioni private. Sono considerati pezzi d’arte, anche se erano riproduzioni.

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