Correre fa lo stesso effetto della cannabis: l’euforia dettata dagli endocannabinoidi

Chi corre conosce bene lo strano stato di euforia che si prova dopo aver affrontato un lungo affondo. La corsa rende felici. Ecco perché molti runner non riescono a smettere di correre. Con la pioggia, con il lockdown, con il sole di agosto, scendono comunque in strada per la loro attività fisica. Cercano quel piacere. Da che cosa dipende? Secondo la scienza c’entrano gli endocannabinoidi… 

Euforia e corsa: il fenomeno del runner’s high (Pixabay) – curiosauro.it

Endocannabinoidi, la cannabis naturale prodotta dalla corsa

L’euforia e la sensazione di benessere che si provano dopo la corsa e altre forme di attività fisiche potrebbero dipendere dagli endocannabinoidi, ovvero da molecole prodotte dal corpo che si legano agli stessi recettori che di norma vengono “attaccati” dal THC, ovvero dal principio attivo della cannabis.

Si parla spesso di questa scarica di sensazioni positive che inebriano chi fa jogging. In inglese esiste un termine per descrivere quest’euforia: il runner’s high, ossia lo sballo del corridore. Dopo una corsa faticosa, o dopo un allungo, l’atleta prova uno stato di rilassamento, un benessere diffuso che si trasforma in sorriso. Proprio come dopo una canna.

Non c’entrano le endorfine…

Cannabis, tricomi di Cannabis, si notano le gocce di resina contenenti cannabinoidi, in particolare THC (wikipedia) – curiosauro.it

In passato credevamo che questo benessere dipendesse dalle endorfine, ossia da sostanze chimiche prodotte dal cervello che alleviano il dolore e sono di norma connesse a sensazioni piacevoli. Tuttavia, una recente ricerca statunitense ha fornito una revisione sull’argomento. Per questi ricercatori il runner’s high dipende dagli endocannabinoidi.

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Quando sentiamo parlare di cannabinoidi pensiamo subito ai fitocannabinoidi, ovvero ai composti presenti nella cannabis, come il tetraidrocannabinolo (THC) e il cannabidiolo (CBD) che sono le principali sostanze psicoattive della marijuana e dell’hashish. Gli endocannabinoidi non hanno nulla a che fare con le droghe leggere: sono molecole prodotte dal nostro corpo.

Si tratta di composti a base di lipidi, cioè di grassi, che nascono da molte cellule del corpo umano e poi circolano liberamente nell’organismo e nel cervello, dove interagiscono con i recettori cannabinoidi. Per la precisione, sono neurotrasmettitori retrogradi endogeni che si legano ai recettori dei cannabinoidi (CBR) e proteine ​​recettoriali dei cannabinoidi.

L’anandamide

Questi recettori si trovano in tutto il sistema nervoso centrale dei vertebrati (compreso il cervello) e sistema nervoso periferico. La loro produzione è influenzata dal momento del giorno, dal cibo che mangiamo, dall’attività fisica. E hanno tantissimi effetti benefici. Sono analgesici, cioè inducono la riduzione del dolore. Sono ansiolitici: limitano l’ansia e lo stress. Aiutano il metabolismo e la termoregolazione e, poi, stimolano l’appetito. Funzionano anche per il potenziamento della memoria e la regolazione della risposta immunitaria. Non hanno però gli effetti negativi dei cannabinoidi da cannabis.

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Insomma, correre fa l’effetto di una canna, ma senza intossicarci e senza effetti secondari come allucinazioni, paranoia e tachicardia. Invece fumare marijuana non equivale a un’ora di corsa: non aiuta la circolazione e l’ossigenazione e non collabora ai processi di neurogenesi.

I ricercatori hanno compreso che il responsabile principale del runner’s high è l’anandamide, ossia un neurotrasmettitore cannabinoide endogeno che penetra efficacemente nella barriera emato-encefalica.

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