Allarme peste suina africana anche in Italia

In questi ultimi giorni si parla molto di peste suina africana. Il virus, infatti, è arrivato anche in Italia: in Liguria e Piemonte. Sta colpendo cinghiali e maiali. Quali sono i rischi?

Maiali: animali a rischio per il virus della peste suina – curiosauro.it

Peste suina: una nuova ondata infetta cinghiali e maiali in Italia

In Nord Italia non ci si preoccupa più solo del Covid-19 ma anche della peste suina africana o ASFV (dall’inglese African swine fever virus). Questo patogeno non colpisce l’uomo ma maiali e cinghiali. Gli allevatori già lo conoscono bene, purtroppo. Arrivò per la prima volta in Italia nel 1978. Ma la nuova variante, appartenente al genotipo II, appare preoccupante. In Liguria e Piemonte è già scattata l’allerta, e decine di migliaia di suini sono a rischio. Va precisato che, nonostante si parli di peste, non abbiamo a che fare con un batterio.

In realtà questo patogeno è un virus delle zecche che è nato in Africa, sviluppandosi nel facocero. Sia le zecche sia i facoceri, però, sono portatori sani e asintomatici. Da quando i maiali sono stati introdotti in Africa il virus è passato ai suini ed è diventato letale. Il collegamento con la peste umana nasce dal fatto che la parola “peste” si usa per definire tutti i patogeni che danneggiano l’epitelio dei vasi sanguigni e causano emorragie interne. Infatti sia la peste umana che quella suina si manifestano con lividi e bubboni.

I problemi legati al genotipo II

I cinghiali italiani colpiti dalla nuova peste (Pixabay) – curiosauro.it

Il genotipo II della peste suina africana è arrivato in Europa nel 2007. Secondo gli esperti si è diffuso inizialmente in Georgia, nel porto di Poti, sul Mar Nero. Dunque è arrrivato via mare. Dalla Georgia è migrato in Russia e poi in Cina. Parallelamente, ha invaso l’Europa, e dalla Francia ha attraverso l’oceano. Quest’estate è stato trovato anche a Santo Domingo.

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La peste suina africana ha un’incubazione molto breve e un decorso altrettanto rapido. A quanto pare le emorragie interne causate dal virus uccidono un animale in pochi giorni. Tutti i maiali e i cinghiali infetti muoiono. La letalità è del 90%. Inoltre questo virus è parecchio contagioso e molto resistente nell’ambiente: può sopravvivere per mesi al di fuori di un ospite e per decenni nella carne congelata. Per fortuna, non si trasmette ad altre specie. Dunque non c’è pericolo per l’uomo. Può però causare danni enormi per la fauna e l’allevamento.

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In Indonesia si sta addirittura rischiando l’estinzione di alcune specie rare del genere Sus. In Italia la prima carcassa di cinghiale morto per peste suina di genoma II è stata individuata lo scorso 7 gennaio nel comune di Ovada, in Piemonte. E ora le morti sono diverse decine. L’infezione potrebbe dilagare in Lombardia ed Emilia-Romagna, e da lì in Toscana.

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