Duncan MacDougall, il medico che calcolò il peso specifico dell’anima

Nel 1907 il medico americano Duncan MacDougall tentò un particolare esperimento: voleva provare l’esistenza dell’anima all’interno del corpo umano misurandone il peso. Come fece? Ecco la storia della sua controversa ricerca.

L’esperimento dei 21 grammi si riferisce a uno studio scientifico pubblicato nel 1907 da Duncan MacDougall, un medico di Haverhill, Massachusetts (Getty) – curiosauro.it

Il peso dell’anima: l’indagine di Duncan MacDougall

Secondo il dottor Duncan MacDougall l’anima doveva occupare dello spazio fisico e quindi avere un peso. Per questo cominciò i suoi esperimenti per cercare di capire qual era il peso di questa misteriosa sostanza. In pratica, pesò delle persone prima da vive e poi da morte. Secondo MacDougall, l’anima andava considerata come una sostanza fisica ma non riducibile alla categoria solida, liquida o gassosa.

La sua indagine partì da un malato terminale di tubercolosi. Grazie a un letto dotato di bilancia, il medico capì che il paziente dimagrì lentamente di circa 28 grammi in un’ora mentre moriva. Questo alleggerimento poteva essere causato dell’evaporazione dell’umidità tramite respiro e sudore. Successivamente il paziente morì e in quel preciso istante il peso calò di 21 grammi. Ossia tre quarti d’oncia: per la precisione, 21,3 grammi.

I 21 grammi

La pubblicazione controversa (wikipedia) – curiosauro.it

Abbiamo a disposizione il referto scritto da MacDougall e pubblicato su una rivista medica di quel periodo: “Il mio primo soggetto è un uomo morto di tubercolosi. Il paziente era sotto osservazione da tre ore e quaranta minuti prima della morte, su un letto di struttura leggera a cui ho collegato una bilancia… è dimagrito lentamente. Alla velocità di un’oncia per ora dovuta all’evaporazione dell’umidità. Dopo tre ore e quaranta minuti, in coincidenza con la morte, l’indice della bilancia colpì contro il limite inferiore della scala e rimase là senza rimbalzare. La perdita è stata accertata essere tre quarti d’oncia”. In pratica, c’era stato un dimagrimento di 21 grammi…

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L’ostinato dottor MacDougall non si fermò a questo. Ripeté l’esperimento con degli animali (dei cani). Si accorse però che con le cavie animali non avveniva alcuna perdita di peso. Ripeté allora il test con altri esseri umani. E in tutti gli esperimenti svolti si ripeteva una perdita di sostanza al momento della morte. Ecco che MacDougall concluse di aver ottenuto la dimostrazione sperimentale che una sostanza capace di essere pesata lascia il corpo umano al momento della morte. Cosa ne pensa oggi la scienza?

Secondo gli accademici, i medici e i ricercatori che studiano la morte, gli studi di MacDougall non rispettano alcun crisma scientifico. Per le sue ricerche, infatti, il dottore non ha riportato nessun dettaglio sul metodo utilizzato o sugli intervalli di misurazione. Quindi la sua teoria è inopportuna e poco credibile.

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Un articolo apparso su Snopes nel 2013 affermava che l’esperimento di MacDougall era imperfetto perché i metodi utilizzati erano sospetti: la dimensione del campione era troppo piccola e la capacità di misurare le variazioni di peso troppo imprecisa. Fa discutere anche il fatto che MacDougall abbia avvelenato e ucciso quindici cani sani nel tentativo di supportare la sua ricerca.

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