Quarantena di cinque giorni: ecco perché non va bene

Torniamo a parlare di salute e di Covid. Una domanda viene spesso ripetuta: ha senso la quarantena di cinque giorni? In molti Paesi l’isolamento per i positivi è stato ridotto a meno di una settimana. La scienza cosa ne pensa?

Covid e quarantena ridotta (Pixabay) – curiosauro.it

La quarantena per i positivi ridotta a cinque giorni

Sappiamo che la diffusione massiccia della variante Omicron del Covid-19 e la sua gravità apparentemente minore stanno facendo mutare l’atteggiamento di molti Stati nei confronti della pandemia. In numerosi Paesi assistiamo infatti a un allentamento del rigore sull’isolamento. C’è chi ha scelto di approvare quarantene lunghe sostanto cinque giorni. Queste decisioni sono nate da motivazioni puramente amministrative ed economiche. Ma sono fondate e sostenibili da un punto di vista scientifico? In realtà la scienza è preoccupata. La quarantena ridotta potrebbe essere infatti un problema. Vediamo perché. Secondo gli scienziati la variante Omicron raggiunge il picco di carica virale proprio al quinto giorno dall’infezione. Ecco il problema. Appare quindi insensato “liberare” i positivi così presto. L’isolamento dovrebbe essere più lungo!

Nel Regno Unito, il periodo di quarantena per i positivi vaccinati è stato portato a sette giorni. Negli USA, invece, la quarantena per i positivi asintomatici è stata accorciata, nonostante il parere contrario di molti scienziati, addirittura cinque giorni. In Italia il periodo di isolamento per i contagiati è di dieci giorni per i non vaccinati o vaccinati da poco e di sette per i vaccinati con dose booster (ossia la terza dose). Ci vuole però un tampone certifichi, in entrambi i casi, la negativizzazione. Ma la politica ora vorrebbe che anche da noi la quarantena durasse meno di una settimana.

I motivi economici

Cinque giorni di quarantena (Pixabay) – curiosauro.it

La questione è economica. Anche se la nuova ondata di contagi ha colpito una popolazione ormai in gran parte vaccinata, e quindi in parte protetta, il sistema sociale è a terra. Tra contagiati e contatti stretti sono tantissimi gli individui in isolamento, e ciò blocca ogni attività economica. I lavoratori di molti servizi essenziali sono fermi. Le aziende non hanno forza lavoro. Ristoranti e bar sono vuoti. Ecco perché nasce la decisione di accorciare la quarantena. Ma per la scienza una quarantena di cinque giorni è pericolosa. I giorni critici del contagio, infatti, sono quelli che vanno dal terzo al sesto dopo l’infezione. Se si analizza il comportamento tipico del virus, è ovvio riscontrare che la quarantena corta serve a poco.

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In più, in base a una recente analisi dell’Università di Exeter, una persona su tre tra i positivi a Omicron sarebbe ancora infettiva dopo cinque giorni. Dunque le quaratene abbreviate permettono a un numero enorme di persone potenzialmente contagiose di ritornare alla vita pubblica.

Dispersione virale

I fatti sono noti. Secondo una revisione di settantanove studi sulla dispersione virale nei contagiati pubblicata sulla rivista Lancet Microbe, il picco di carica virale nelle persone infettate dalla variante Omicron si colloca tra il terzo e il sesto giorno dall’esposizione al virus.

Questo lavoro si è svolto sui dati di più di cinquemila pazienti. I ricercatori hanno tenuto conto non solo della quantità di particelle virali presenti nell’organismo ma anche della capacità dell’uomo di far moltiplicare internamente il virus e diffonderlo, cioè dell’infettività.

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In genere, si parte con un paio di giorni di bassa carica virale, che spesso sfugge ai tamponi rapidi. Poi si raggiunge un picco tra i giorni tre e sei. C’è poi uno strascico tra il settimo e il nono giorno. Assistiamo alla completa scomparsa del virus attorno al decimo giorno. Tutto questo significa che bisogna far durare la quarantena almeno dieci giorni.

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