Continua l’esperimento dell’Earth’s Black Box

Tempo fa vi parlammo già dell’Earth’s Black Box, la scatola nera che consegnerà ai posteri la registrazione di tutti i dati fondamentali riguardanti la salute del pianeta. Ma come sta procedendo l’esperimento?

L’Earth’s Black Box (Getty) – curiosauro.it

Esperimento Earth’s Black Box: un SOS per la Terra

Quando il nostro mondo sarà al collasso o il disastro ambientale diventerà inevitabile, gli uomini del futuro (i sopravvissuti?l potranno studiare come abbiamo fatto a ridurci in questo stato e perché siamo finiti così in basso… Come? Analizzando i dati registrati nell’Earth’s Black Box. Una scatola nera che permetterà di ricostruire gli eventi fatali. Nei caso di disastri funziona così.

Come noto, gli esperti credono che il nostro pianeta si stia avviando alla morte. Le cause di questa tragedia annunciata sono molteplici. Riscaldamento globale, inquinamento, deserificazione, acidificazione degli oceani, estinzioni e cambiamenti climatici. Prima del previsto, la Terra potrebbe quindi essere travolta da problemi difficili da risolvere. Per questo motivo alcuni ricercatori dell’Università della Tasmania in collaborazione con degli artisti e alcune aziende private hanno deciso di costruire la scatola nera della Terra: l’Earth’s Black Box.

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Ma come sta procedendo la registrazione dei dati? L’apparecchio è un dispositivo complesso, delicato e allo stesso tempo molto resistente. È destinato a durare nel tempo, perché dovrà consegnare alle future generazioni dati e informazioni su ciò che abbiamo fatto per inguaiare o salvare la situazione.

Memoria e futuro

Il passato del mondo in una scatola nera (Pixabay) – curiosauro.it

Il dispositivo assomiglia a un grosso hard disk, ha le dimensioni di un autobus ed è protetto da un involucro di acciaio spesso oltre sette centimetri. Costantemente collegato a Internet, l’Earth’s Black Box è programmato per registrare ogni tipo di informazione relativa alla salute del pianeta. Si va dai dati sulle temperature a quelli sull’estensione dei ghiacciai. Si registra l’andamento della popolazione e si tiene conto della spesa militare e del consumo di energia.

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Il dispositivo è attivo dai primi giorni di gennaio 2022 e ha già cominciato a registrare dati. Presto tutti questi imput raccolti saranno resi disponibili su internet. Anche il sistema che si occupa della raccolta delle informazioni è già al lavoro. E sul sito dell’Earth’s Black Box se ne può osservare l’attività in tempo reale.

Arte o dispositivo scientifico?

Il progetto risale all’autunno del 2021, quando i leader di tutto il mondo si sono incontrati a Glasgow per parlare, o far finta di parlare, dell’impatto dei cambiamenti climatici causati dall’uomo. Fu allora che un gruppo di artisti, architetti e ricercatori australiani ha escogitato un modo per documentare l’apocalisse. L’intenzione di registrare i dati in un enorme monolite di metallo in Tasmania è partita quindi come una provocazione. Ma ora l’esperimento sta davvero lavorando.

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Questo progetto, dunque, è un’installazione artistica ma anche una vera e propria capsula del tempo, che mira a documentare i cambiamenti fisici provocati dal riscaldamento globale e la risposta geopolitica messa in campo dall’umanità per fermare il disastro.

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