Un pesce predatore robot ha cominciato a colonizzare i nostri mari. Ma non è una creatura pericolosa… Al contrario: per aspetto e per funzione, è un dispositivo benefico. Appare come un pesciolino morbido, leggero e miniaturizzato. Ed è capace di ingerire e far sparire sostanze dannose.
Il prototipo nasce dallo sforzo ingegneristico di alcuni ricercatori cinesi. E se tutto andrà bene, questo minuscolo pesciolino potrebbe essere impiegato anche fuori dal mare. Dove e come? Potrebbe agire in delicate operazioni biomediche. E già ce lo immaginiamo a nuotare nel nostro corpo con lo scopo di eliminare qualche malattia.
L’obiettivo principale del pesce predatore robot è quello di raccogliere microplastiche in superficie e più in profondità. In pratica è un dispositivo robotico specializzato nel ripulire gli oceani. Ma sarà usato anche per raccogliere informazioni sul livello di inquinamento delle acque.
Conosciamo bene la minaccia delle microplastiche: particelle tossiche e frammenti porosi con dimensioni inferiori ai cinque millimetri, in grado di catturare sostanze nocive come i metalli pesanti. Alcune microplastiche assorbono enormi quantità di antibiotici e metalli pesanti, e sono dieci volte più dannose per il nostro corpo rispetto alla plastica ordinaria. I pesci si nutrono di questi frammenti e noi ci nutriamo dei pesci. In questo modo la plastica contaminata e contaminante torna al suo “produttore”.
Il pesce predatore robot è controllato dalla luce e si muove in modo direzionale. Quindi i ricercatori cinesi dell’Università del Sichuan possono controllarne gli spostamenti per evitare incidenti contro altri pesci o imbarcazioni. Uno dei problemi più grandi è che il pesciolino potrebbe essere mangiato da altri pesci. Ecco perché il robot è stato sviluppato con poliuretano, un materiale biocompatibile.
I pesciolini robot appaiono morbidi al tatto e di ridotte dimensioni. Quanto sono grandi? Raggiungono una lunghezza media di un centimetro virgola tre. Quindi hanno una ridotta ma funzionale capacità di aspirare microplastica e possono muoversi in sicurezza solo in acque poco profonde. Ma la loro missione può essere interpretata soprattutto come una campagna esplorativa. I ricercatori cinesi dell’Università di Sichuan vorrebbero utilizzare il robot anche in ambito medico, rimpicciolendolo ancora di più.
Il robot trae carburante dalla luce che gli fa sbattere le pinne e la coda. È in grado di assorbire le sostanze inquinanti e di autoripararsi quando è danneggiato.
“Potrà essere utilizzato in molti modi, per esempio in operazioni biomediche o pericolose” ha spiegato Wang Yuyan, uno dei ricercatori che ha sviluppato il pesce robot predatore. “Un dispositivo così piccolo può essere inserito all’interno del corpo per eliminare o individuare alcune malattie”.
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