Nel punto più esterno del Sistema Solare, c’è Plutone, da tempo declassato a pianeta nano. Un corpo celeste su cui l’astronomia investiga da tempo, anche se sono ancora tanti i misteri che lo caratterizzano. Un nuovo studio sostiene che potremmo trovare forme di vita sotto dei vulcani ghiacciati scoperti sulla sua superficie…
Lo studio su Plutone è affidato all’esplorazione spaziale della New Horizons, che dal 2015 al 2016 ha raccolto molte foto e parecchi dati sul pianeta nano. Le analisi su quei dati sono ancora in corso. E una nuova ricerca del Southwest Research Institute, pubblicata su Nature Communications, sembra poter rivelare qualcosa di nuovo e inaspettato.
I criovulcani (vulcani ghiacciati) sono formazioni orografiche simili ai vulcani ma dal comportamento quasi opposto. Non eruttano roccia fusa ma liquidi congelati, come l’ammoniaca e l’acqua. Gli astronomi già aveva sospettato che Plutone fosse ricco di vulcani. E avevano anche immaginato di non trovarne di simili a quelli terrestri. Ora però abbiamo dati più certi. E possiamo dire che sul piccolo pianeta è presente una lunga catena di criovulcani. Vulcani ghiacciati: una vera e propria rarità nel nostro Sistema Solare…
La navicella spaziale New Horizons della NASA ci ha offerto immagini inequivocabili. Grazie ai suoi sorvoli del piccolo pianeta, nel 2015 e nel 2016, ha effettuato misure e osservazioni dettagliate del corpo e delle sue lune. Sulla superficie di Plutone sono evidenti diverse formazione orografiche. Questi rilievi, quasi sempre compatibili con vulcani, hanno età diverse. Ci sono picchi relativamente antichi, con crateri evidenti. E poi ci sono i vulcani ghiacciati più giovani, che si alzano di pochissimi metri dal suolo. Una delle regioni con pochissimi crateri da impatto è dominata da enormi rilievi con fianchi montuosi. E caratteristiche simili non si esprimono in nessun’altra parte nel Sistema Solare.
Il punto che ci interessa è un’area situata a Sud-Ovest della calotta glaciale dello Sputnik Planitia, ovvero un’importante struttura geologica della superficie di Plutone. Questa area copre un antico bacino di impatto di circa mille chilometri quadrati. Ed è caratterizzata da grandi alture con fianchi irregolari. Analizzando la geomorfologia e la composizione dell’area, i ricercatori hanno suggerito che questa catena possa essere stata creata dal criovulcanesimo. E ipotizzano anche che il materiale fondamentale di questi rilievi sia costituito principalmente da ghiaccio. Cioè da acqua ghiacciata.
Il dato forse più interessante è che l’attività criovulcanica in quest’area dovrebbe essere relativamente recente. Ciò significa che la struttura interna di Plutone rivela del calore residuo o più calore di quanto immaginiamo. E questo potrebbe anche significare che nel sottosuolo c’è dell’acqua liquida. E quindi è anche possibile immaginare la presenza di materiale organico. Vita!
Già nel settembre 2016, alcuni astronomi avevano annunciato che la calotta bruno-rossastra che ricopre il polo nord di Caronte (una luna di Plutone) è composta da toline. Cioè da macromolecole organiche che possono essere ingredienti per la vita. Queste macromolecole dovrebbero essere appunto rilasciate dall’atmosfera di Plutone (e poi precipitano su Caronte che sta a un diciannovemila chilometri di distanza).
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