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Mondo

Dimmi a quale fermata del tram scendi, e ti dirò quanto a lungo vivrai

Le persone ricche e meglio istruite hanno un’aspettativa di vita più alta di quelle povere e poco istruite. Questa differenza (chiamiamola con il suo nome: disuguaglianza) non è percepibile soltanto confrontando gli abitanti di un Paese industrializzato con la popolazione di una nazione del Terzo mondo. Anche nella stessa città, a distanza di pochi chilometri, tra un quartiere e un altro, si può evidenziare questa disparità. Anche su un tram…

A Londra, uno studio di qualche anno fa, dimostrava come due distinte popolazioni cittadine potessero coesistere nel raggio di pochi chilometri senza fondersi mai. Una parte della popolazione, colta e ricca, rivelava una lunga aspettativa di vita. L’altra parte, più povera e meno istruita, aveva un’aspettativa di vita incredibilmente più bassa. Fino a dieci anni di differenza! E com’è possibile?

Disparità sociali calcolate sul tram (Pixabay) – curiosauro.it

Disuguaglianze e differenze nell’aspettativa di vita: l’evidenza viaggia sul tram torinese

Uno studio del genere è stata fatto anche in Italia, a Torino. Un’affascinante e inquietante ricerca sociologica, che risale a qualche anno fa e consisteva nell’analizzare le condizioni fisiche ed economiche dei frequentatori di una linea del tram. Per la precisione, il tram 3 (che oggi non esiste più: la linea è stata sdoppiata).

Questo percorso partiva dalla collina sabauda e arrivava in periferia. E in pochi chilometri offriva una rappresentazione di una società spaccata in due. Ricchi e in buona salute da una parte. Poveri e con un’aspettativa di vita media bassa dall’altra.

Quindi, nella stessa città, sulla stessa linea del tram, potevano essere osservate due vere e proprie caste: due tipi di vita differenti. Da un capolinea all’altro, ossia da piazza Hermada alle Vallette, secondo lo studio, si perdevano circa cinque mesi di vita a ogni chilometro. Ovvero un mese al minuto. Lo studio dimostrava come nei quartieri alti (il capolinea collinare) l’aspettativa di vita fosse di oltre ottantadue anni. E si arrivava a poco più di settantasette anni al capolinea periferico. Quarantacinque minuti di percorso per ottenere una differenza mostruosa. Eppure siamo nella stessa città, dove i cittadini possono godere, teoricamente, degli stessi servizi essenziali (ospedali, scuole, eccetera…).

Povertà e condizioni peggiori di vita

Torino: la fascia dei torinesi più poveri (con redditi annuali inferiori a diecimila euro) conta almeno centocinquantamila individui (Pixabay) – curiosauro.it

Cosa determinava quest’abbassamento dell’aspettativa di vita per gli abitanti di questi quartieri di Torino? Quali erano le differenze fra gli utenti della zona collinare e quelli del capolinea periferico? L’analisi rispondeva che a cambiare era soprattutto il reddito. I più longevi sono i più ricchi. Poi vi era una netta differenza di istruzione, e si riscontrava anche un peggioramento dei servizi socio-sanitari. Fra i quartieri poveri si evidenziava anche un aumento di comportamenti a rischio come l’abuso di alcol e stupefacenti, il sesso non protetto, l’esposizione al crimine.

Basta quindi spostarsi di due o tre chilometri per passare dal benessere fisico e materiale al puro disagio. Ma il problema non è solo a Torino. E non riguarda soltanto una tratta del servizio di traffico. Certo, è abbastanza sconvolgente che in una città di un Paese civile l’aspettativa di vita si possa misurare su un tram. Ma queste differenze, che possiamo interpretare come ingiustizie, sono sotto gli occhi di tutti, basta saperle cogliere.

Giuseppe F

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