Uno dei compiti più difficili per archeologi e filologi è colmare i vuoti presenti nei testi e nell’iscrizioni antiche. Non è una passeggiata, da un solo frammento, riuscire a estrapolare un significato o un contenuto coerente. Ma l’uso dell’AI potrebbe aiutarci a colmare le lacune presenti nelle iscrizioni del passato e nei testi antichi. Nasce Itaca, una nuova app che viene in soccorso agli studiosi.
La ricerca informatica comparata ci dona una nuova app basata sull’AI. Si chiama Itaca, come l’isola di Odisseo. A sviluppare il programma, un team di ricercatori specializzati in AI della DeepMind che ha collaborato con archeologi e informatici dell’Università di Venezia, dell’Università di Oxford e dell’Università di Economia e Commercio di Atene. L’applicazione di intelligenza è strutturata per aiutare gli storici a colmare le lacune nelle iscrizioni, nei manufatti in metallo o sulle ceramica. Un articolo pubblicato sulla rivista Nature racconta come è stata sviluppata quest’app, in cosa può essere utile e come è riuscita a stupire gli archeologi nei primi test.
Gli antichi papiri, i manufatti e le pietre su cui gli Egizi, i mesopotamici, i Greci e i Romani imprimevano messaggi o didascalie ci consegnano spesso testimonianze frammentarie, parziali. Eppure queste iscrizioni sono fondamentali per gli studiosi moderni. Per esempio, a Pompei, in molte domus, o lungo le strade, ci sono tracce di iscrizioni che possono esserci utili per comprendere come viveva la popolazione, cosa mangiava, che lingua usava…
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Lo sforzo archeologico e filologico per interpretare questi frammenti è quasi sempre titanico. Un vero e proprio rebus! Per scoprire un messaggio nascosto in un frammento possono volerci anni di studi. Ma ora Itaca, la app sviluppata da DeepMind, può aiutare gli studiosi a risolvere i complicati rebus. in tali sforzi. Grazie all’apprendimento automatico e al calcolo veloce, l’applicazione prevede o individua il testo mancante.
Per “addestrare” la app, i ricercatori l’hanno programmata con un database di oltre sessantamila testi antichi greci. E a quanto pare la app ha già dimostrato il suo valore. Sottoposta a vari test, Itaca è riuscita a rintracciare le parole mancanti con una precisione del 62%. Quando la app ha lavorato insieme agli archeologi e ai filologi, il margine di precisione è salito oltre il 72%.
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Itaca sa anche attribuire un testo a un’epoca precisa e a un luogo determinato. Come? Studiando le tracce, lo stile e il tono, e poi confrontando questi dati con gli indizi relativi ad altre fonti. Pare che Itaca sia in grado di stimare con un’accuratezza del 71% l’origine di uno scrittore e la datazione.
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